S’ inizia il 2022 con una carica di ottimismo e di buon umore ..
20 milioni di opportunità per creare nuove comunita con cupole geodediche e struttu per fare inversioni in amaca
per cui l alternativa è creare una comunita agricola indipendente cosi come questa :
cogliamo l esempio dagli eschimesi :
DIVENTA WWOOFER ( e derivati )
Vorresti imparare a coltivare alimenti biologici, vivere in modo sostenibile e aiutare gli altri nei loro progetti?
Il requisito principale di un host WWOOF ( e derivati ) è quello di coltivare / allevare o produrre alimenti con metodi agroecologici coinvolgendo i WWOOFer (visitatori) in queste attività al fine di favorire uno scambio educativo sull’importanza e sui benefici dell’agricoltura biologica e di altre pratiche di vita sostenibili. https://wwoofnorway.org/
- Non esiste una gerarchia tra host e WWOOFer, né aspettative di produttività, transazioni finanziarie e come tale il movimento WWOOF incoraggia una relazione basata sulla fiducia e il rispetto reciproci.
- Non esiste infatti un vero e proprio standard: è previsto che host e WWOOFer stabiliscano un buon accordo di reciproco gradimento e che le condizioni di ospitalità siano ben descritte nel profilo dell’host, che siano garantite opportunità di scambio e apprendimento nell’agricoltura biologica e in pratiche di vita sostenibili.
- I WWOOFer possono aiutare l’host in molte diverse attività come il giardinaggio e l’orticoltura, la produzione di compost, la cura degli animali, la raccolta della legna, la manutenzione e riparazione delle infrastrutture agricole, i progetti di eco-costruzione, ecc. Esistono d’altra parte limiti precisi nell’utilizzo di macchinari (vedi regolamento e polizza assicurativa) e i WWOOFer non possono sostituire la manodopera retribuita o i tecnici / artigiani professionisti.
- Il coinvolgere i WWOOFer nelle attività deve essere una opportunità di crescita reciproca per quanto riguarda le pratiche di agricoltura biologica, vita sostenibile e attività connesse: è l’obiettivo principale nell’ospitare i volontari. Nel loro tempo trascorso nell’ambito domestico, i WWOOFer dovrebbero offrire la loro assistenza nella organizzazione della vita quotidiana come qualsiasi altro membro della famiglia. Nel caso di piccole attività a conduzione familiare in cui le attività agricole possono risultare marginali i WWOOFer potrebbero assistere la famiglia con altri compiti di gestione delle attività domestiche: può essere un momento da trascorrere insieme ai fini dello scambio umano ed educativo ma questi compiti non devono diventare l’obiettivo principale.
La nostra missione
WWOOF ( e derivati ) fa parte di un movimento mondiale che mette in relazione visitatori e progetti rurali naturali promuovendo esperienze educative e culturali basate su uno scambio di fiducia senza scopo di lucro, per contribuire a costruire una comunità globale sostenibile.
L’obiettivo di WWOOF ( e derivati )
è quello di
- Fornire a tutti la possibilità di fare un’esperienza pratica in fattorie ecologiche aiutando dove serve
- Aiutare il movimento per l’agricoltura agroecologica, che spesso è basato sulle attività manuali ed esclude sempre l’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti chimici
- Creare una rete assieme ad altre organizzazioni all’interno del movimento ecologico
- Promuovere, informare ed educare riguardo l’agricoltura e l’allevamento naturali e la sostenibilità
- Favorire uno scambio culturale tra chi vive nella realtà rurale italiana e chi ha voglia di conoscerla e sperimentarla
- Creare e mantenere vivi progetti di volontariato
- Presentare alla società la produzione e i metodi ecologici come alternative praticabili
- Promuovere la solidarietà tra le persone e un’economia etica.
Per vincere il nostro benessere cellulare si deve ridurre l esposizione al 5G quindi si deve consocere l unica forma per fermarlo sono gli alberi …..e quindi ..leggiamo per comprenderlo :
La storia del mercato della telefonia mobile è relativamente breve, ma anche molto
intensa. Infatti, tale mercato ha subito notevoli e rapidi cambiamenti sia dal punto di
vista tecnologico, sia dal punto di visto di applicazioni business (Figura 1).
Ciascuna delle successive generazioni di comunicazioni mobili ha mirato sia a
generare nuovi driver di concorrenza all’interno del settore sia a creare nuovi
mercati in cui crescere gli operatori di rete mobile (MNO).
Da un punto di vista tecnico, passare da 1G a 2G comportava il passaggio da
sistemi analogici a digitali, mentre da un punto di vista commerciale significava
passare da un numero ristretto di ricchi clienti aziendali a un mercato di massa. C’è
stato un cambiamento radicale dai sistemi analogici a banda stretta all’era della
comunicazione digitale che forniva canali di comunicazione sicuri ed affidabili. Allo
stesso modo, l’evoluzione da 2G a 3G ha trasformato l’infrastruttura di
comunicazione incentrandola sui dati anziché sulla voce, dando vita a un nuovo
mercato che ha superato in termini di ricavi quello della fonia. Le reti mobili 3G sono
diventate popolari grazie alla capacità degli utenti di accedere a Internet tramite
dispositivi mobili e laptop. La velocità di trasmissione dei dati su una rete 3G è fino
a 2 Mbps, pertanto la rete consente non solo di fare chiamate vocali, ma anche
Figura 1: Le 5 generazioni di telecomunicazioni mobili
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chiamate video, trasmissione di file, navigazione in Internet, TV online, giochi e
molto altro.
Il passaggio da 3G a 4G ha significato il passaggio da basse velocità di dati
all’accesso mobile a Internet ad alta velocità e ha fornito un nuovo driver per la
concorrenza, piuttosto che entrate aggiuntive per gli MNO. I key requirements del
4G hanno specificato velocità di servizio 4G di picco di 100 Mbps per comunicazioni
ad alta mobilità (come treni e automobili) e 1 Gbps per comunicazioni a bassa
mobilità (come pedoni e utenti fissi). Un sistema 4G non solo fornisce servizi voce
e altri 3G, ma fornisce anche accesso alla rete a banda ultra-larga ai dispositivi
mobili. Le applicazioni variano da telefonia IP, televisione mobile HD,
videoconferenza a servizi di gioco e cloud computing. Esistono due tecnologie 4G:
evoluzione a lungo termine (LTE) e interoperabilità mondiale per l’accesso a
microonde (WiMAX).
Il passaggio dal 4G al 5G, invece, non è poi più così lineare. Infatti, è sbagliato
vedere il 5G come un upgrade delle funzionalità 4G con nuovi sistemi di accesso e
core, maggiore banda, migliori prestazioni e ridotti consumi. Il 5G è stato previsto
per fornire agli utenti di dispositivi mobili ciò che alcuni autori hanno definito
un’esperienza “simile a una fibra”. In una frase, il 5G si preannuncia come
un’innovativa piattaforma di rete e servizi end-to-end capace di soddisfare le future
richieste dei mercati consumer e business della Società Digitale. Il 5G è presentato
come una “rivoluzione sistemica”, espressione della maturazione e della
convergenza di una serie di trend tecnico-economici, quali: la diffusione e
“trasparenza” dell’accesso ultra-broadband fisso-mobile, lo straordinario aumento
delle prestazioni dei sistemi hardware (accompagnato dal contemporaneo
abbattimento dei costi), la diffusione di soluzioni e piattaforme software in open
source, l’evoluzione del Cloud Computing verso Edge e Fog Computing, i progressi
dell’Intelligenza Artificiale e lo sviluppo di terminali, e smart things, sempre più
potenti in termini di capacità di comunicazione, elaborazione e memorizzazione.
È bene precisare che dal punto di vista tecnico, la tecnologia 5G non prevede un
semplice aggiornamento o rinnovamento delle attuali reti radiomobili ma di fatto
obbliga gli operatori a riprogettare completamente l’infrastruttura di rete e a
ripensare la tipologia e la qualità dei servizi offerti prima ancora che si sia costituita
una concreta domanda per gli ambiti applicativi che devono utilizzarli. Questa è una
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novità non trascurabile e disegna una netta demarcazione tra il mercato delle
comunicazioni radiomobili prima e dopo il 5G. Il lavoro viene svolto cercando di
coinvolgere come requisiti e use case le industrie verticali, modificando il processo
tradizionale del mondo delle telecomunicazioni.
A differenza delle precedenti generazioni di reti, progettate come piattaforme di
connettività per scopi generici con limitate capacità di differenziazione tra i casi
d’uso, il 5G mira a creare un ecosistema in grado di soddisfare le esigenze tecniche
delle cosiddette “industrie verticali”, come quella automobilistica, dell’energia, dei
trasporti, sanitaria, industria 4.0, intrattenimento e media. Dal punto di vista
commerciale, questo nuovo mercato che fornisce capacità di rete personalizzate
accelererà la domanda di servizi 5G e consentirà modelli di business innovativi e
fonti di entrate diverse dalle sottoscrizioni a banda larga che giustificherebbero gli
investimenti.
1.2 Perché il 5G è necessario?
Quindi, se il 4G offre già una banda larga mobile decente, c’è davvero bisogno del
5G? Sì, e ciò è dovuto a diversi motivi. Quando fu sviluppato il 4G, la banda larga
mobile era il driver principale. Per il 5G, la banda larga mobile è ancora un driver
importante, ma insieme a requisiti ulteriori come maggiore affidabilità, minore
latenza, maggiori produttività, volume di dati e mobilità (Rost et al., 2014). In futuro
si prevede che i sistemi 5G offriranno guadagni significativi rispetto al 4G in termini
di velocità dati più elevate, livelli di connettività molto migliori e migliore copertura
(Ch´avez-Santiago et al., 2015). Nel complesso, la necessità di aumentare la
capacità della rete è la sfida principale che il 5G deve risolvere. Negli ultimi anni c’è
stata un’enorme crescita nell’uso di Internet wireless e non ci sono segni che questa
straordinaria crescita rallenterà; poiché la crescita della domanda lo richiede
continuano ad aumentare sia le velocità dei dati degli utenti sia la capacità della
rete. La crescita del traffico dati in aggiunta al crescente volume di dispositivi
collegati rende necessaria l’evoluzione di LTE verso il 5G (Yazici et al., 2014). Rost
et al. (2014) hanno riassunto i seguenti motivi per i quali aumenta la domanda di
dati mobili:
• Più dispositivi connessi (soprattutto a causa dell’Internet of Things).
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• I dispositivi collegati sono più potenti e più complessi di prima.
• I servizi richiesti sono diversi, più complessi e più affamati di velocità e quindi
di larghezza di banda.
• I terminali utente vengono utilizzati come gateway per accedere ai servizi
cloud.
L’uso della tecnologia wireless è esploso, con una crescita del 92% della banda
larga mobile all’anno dal 2006 (Wang et al., 2014). Con la crescita esistente,
saranno presto raggiunti i limiti di capacità delle reti mobili esistenti. Dato che le reti
4G di oggi non saranno in grado di gestire la quantità prevista di traffico in futuro, è
necessario il 5G per superare i limiti degli attuali sistemi (Nokia, 2014). Per ottenere
un aumento significativo della capacità di un sistema wireless, è necessario un
numero maggiore di nodi di infrastruttura wireless, l’aumento dell’uso dello spettro
radio e il miglioramento dell’efficienza del collegamento (Bhushan et al., 2014).
Yazici et al. (2014) descrivono il costo e la rigidità delle attrezzatture sottostanti le
reti e la complessità delle soluzioni per il piano di controllo delle reti stesse, come
fattori che ne rendono difficile migliorarne la capacità, per soddisfare le richieste del
mercato.
Stante queste premesse, la strategia per la crescita della capacità e delle
prestazioni del 5G deve essere economicamente sostenibile.
Per l’operatore ciò significa che dovrebbe offrire una copertura e un’esperienza
utente sempre migliori, a un costo inferiore rispetto ai sistemi wireless esistenti,
incluso LTE (Bangerter et al., 2014). Poiché i lavori su questa strategia sono in corso
e il periodo di transizione al 5G è avviato, Bangerter et al. (2014) dichiarano che
l’era del 5G è di fatto già iniziata. Questa è una parte naturale dell’evoluzione della
rete in quanto la tecnologia 4G è maturata negli anni da quando è stata lanciata per
la prima volta.
Ci stiamo muovendo verso una società in rete, dove ci sarà un accesso illimitato
alle informazioni. La condivisione dei dati sarà disponibile per tutti e ovunque.
Questo cambiamento implica che i futuri sistemi mobili dovranno gestire sfide e
aspettative molto diverse rispetto ai sistemi esistenti (Olsson et al., 2013). Lo scopo
principale del 5G è progettare una società completamente mobile e connessa
(NGMN, 2014) e il miglior mondo wireless, esente dalle limitazioni e dagli ostacoli
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delle generazioni precedenti (Hossain, 2013). Il 5G è inoltre posizionato per
potenziare le trasformazioni socioeconomiche in molti modi diversi, comprese le
trasformazioni in termini di produttività, sostenibilità e benessere (NGMN, 2014).
Rispetto al concetto di 4G incentrato sul servizio, si presume che il 5G sia incentrato
sull’utente, ovvero l’utente sarà in cima a tutto (Janevski, 2009).
1.3 Le tre dimensioni del 5G
Per aiutare a comprendere quanto il 5G sia differente rispetto alle reti precedenti
possiamo dire che il mondo 4G attuale è ad una sola dimensione, quella della
velocità di trasferimento. Il 5G sarà invece un mondo a più dimensioni, che
includono il ritardo, la velocità, l’affidabilità e l’energia, all’interno del quale ci si potrà
muovere in base alle esigenze dei diversi clienti.
Il 5G è la prima generazione tecnologica che punta così direttamente alla
realizzazione di benefici socio-economici, specialmente in ottica di mercato B2B e
B2B2C, indirizzando specificatamente la creazione di soluzioni per le industrie
verticali.
Per visualizzare questa novità del 5G da un punto di vista puramente tecnologico,
è stato proposto dall’ITU (International Telecommunication Union) e da altri enti di
standardizzazione internazionali (3GPP, GSMA, NGMN) un triangolo da
interpretare come uno schema che definisce le tre principali modalità operative del
sistema (Figura 2):
Figura 2: Le tre direttrici di sviluppo del 5G
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- Enhanced Mobile Broadband (eMBB): è la prima dimensione di sviluppo del
5G, vista come un upgrade delle precedenti generazioni, e consente
l’accesso ad Internet a banda ultralarga.
Tre aspetti chiave dell’EMBB guideranno l’adozione e la creazione di valore
nell’economia del 5G:
- Il primo aspetto è una maggiore capacità con accesso a banda larga,
permettendo l’estensione della copertura cellulare in una gamma più
ampia di strutture tra cui edifici per uffici, parchi industriali, centri
commerciali e grandi spazi. L’accesso a banda larga deve essere
disponibile ovunque per fornire una user experience coerente. - Il secondo è una migliore capacità di gestire un numero significativamente
maggiore di dispositivi che utilizzano elevati volumi di dati, specialmente
nelle aree localizzate. Questi miglioramenti della rete consentiranno una
trasmissione dei dati più efficiente, con un conseguente costo per bit
inferiore per la trasmissione dei dati, che costituirà un driver importante
per un maggiore utilizzo delle applicazioni a banda larga sulle reti mobili. - Il terzo aspetto è una maggiore mobilità degli utenti, ovvero l’estensione
dei servizi mobili a banda larga ai veicoli in movimento, tra cui automobili,
autobus, treni e aerei.
L’insieme di questi tre aspetti permette di offrire servizi broadband con
supporto di maggior velocità di banda ed una maggiore densità di
connessioni.
Giusto per fare un piccolo confronto, si passa da un peak rate di 1 Gbps in
LTE ad uno di 20 Gbps in 5G. Quest’ultima tecnologia utilizza onde radio ad
altissime frequenze, fino a 300 GHz, mentre le reti attuali sono comprese
entro i 5 GHz. Sono queste alte frequenze il motivo dell’aumento di velocità,
ma allo stesso tempo rendono la propagazione del segnale più difficile,
perché maggiormente sensibili agli ostacoli fisici. Ciò significa che per una
copertura capillare ci vorranno molti più ripetitori, ma non è detto che
“servano”. Con velocità di picco così elevate infatti, anche in presenza di un
segnale più debole, l’utente potrebbe non accorgersi della differenza.
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Tale tecnologia contribuirà a sviluppare i casi d’uso della banda larga mobile
odierna come i media e le applicazioni AR / VR emergenti, UltraHD o
streaming video a 360 gradi e molti altri.
- Massive IoT (o massive Machine Type Communication, mMTC): rappresenta
i servizi dell’IoT “massivo” cioè un gran numero di oggetti, sensori, attuatori
da collegare in un’area ristretta. Tale aspetto è molto importante in quanto ci
si aspetta che nel giro di pochi anni il numero di oggetti connessi supererà di
ordini di grandezza il numero di esseri umani.
Il 5G, in questo scenario, si baserà su investimenti precedenti in applicazioni
M2M e IoT tradizionali per consentire aumenti significativi nelle economie di
scala che guidano l’adozione e l’utilizzo in tutti i settori. I requisiti a bassa
potenza migliorati dal 5G, la capacità di operare in uno spettro con licenza
(rispetto a teconolgie alternative su bande non licenziate) e la sua capacità
di fornire una copertura più profonda e più flessibile comporteranno costi
significativamente più bassi all’interno delle impostazioni MIoT (Massive IoT).
Ciò a sua volta consentirà la scalabilità di MIoT e guiderà una maggiore
diffusione delle tecnologie mobili per le applicazioni MIoT.
Fino ad oggi, la tecnologia utilizzata dall’operatore su frequenze licenziate è
il Narrow Band IoT (NB-IoT), ovvero una piccola porzione di banda 4G
dedicata ad applicazioni IoT e M2M come smart metering, logistica integrata,
sanità digitale e Industry 4.0. Con tale tecnologia vi è la possibilità di
connettere fino a 60.000 sensori per kilometro quadrato, mentre con
l’avvento del 5G c’è un notevole upgrade arrivando ad una connessione
potenziale di un milione di dispositivi per kilometro quadrato.
Inoltre, grazie a questa tecnologia, è possibile ottimizzare la gestione della
rete in occasione di grandi eventi quali concerti, partite di mondiali, in cui la
densità delle connessioni è elevatissima. - Critical Communications (Ultra-Reliable-Low Latency Communication,
URLLC):
i Mission Critical Services (MSC) rappresentano una nuova opportunità di
mercato per la tecnologia mobile. Questa significativa area di crescita per il
5G supporterà le applicazioni che richiedono elevata affidabilità, connettività
a latenza ultra-bassa con una forte sicurezza e indici di disponibilità. Ciò
consentirà alla tecnologia wireless di fornire una connessione ultra-affidabile
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paragonabile a connettività fisse per supportare applicazioni come veicoli
autonomi e il funzionamento remoto di apparecchiature di automazione
complesse in cui il guasto non è un’opzione. Ultra reliable, infatti, vuol dire
fondamentalmente che la connessione radio 5G si comporta in tutto e per
tutto come una fibra ottica.
Parlando di numeri, una rete mobile ad oggi è affidabile al 95% dei casi.
Quindi, anche se c’è copertura, nel 5% dei casi si ha una probabilità di
perdere la connessione. Invece, col 5G, si parla di una affidabilità che può
arrivare al 99,999999%. La radio 5G funziona in tutto e per tutto come il filo
o come la fibra.
Permette dunque di avere comunicazioni ultra-affidabili a bassa latenza con
requisiti rigorosi, in particolare in termini di ritardo. Si passa così da una
latenza in termini di risposta, di 20 millisecondi in 4G ad una di 1ms in 5G.
Grazie a questo scenario sarà possibile abilitare tutte quelle applicazioni che
necessitano di una risposta immediata come ad esempio il monitoraggio di
infrastrutture critiche, public safety e nuovi servizi con elevate necessità di
sicurezza ed affidabilità. Un esempio lampante è la guida autonoma (Figura
3).
Figura 3: Gli elementi dell’upgrade 5G
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1.4 Tecnologie chiave a sostegno del 5G
Nelle reti 5G, la tecnologia e i modelli di business sono più intrecciati che mai. Le
prestazioni “simil-fibra” promesse non saranno soddisfatte solo progettando una
migliore interfaccia radio, ma l’intera infrastruttura dovrà raggiungere livelli di
flessibilità senza precedenti per ottimizzare l’utilizzo delle risorse di rete che sono
molto più scarse che nelle infrastrutture fisse. Sull’interfaccia aerea saranno richiesti
un elevato grado di densificazione della rete, tecnologie di accesso multi-radio, uno
spettro di onde millimetriche e un numero maggiore di flussi di comunicazione
paralleli attraverso un massiccio MIMO.
Ci saranno, dunque, tecnologie che in prima linea caratterizzeranno il 5G e che
permetteranno di raggiungere i requisiti richiesti, come il Network Slicing, il
beamforming, il massive MIMO, l’NFV e l’SDN.
1.4.1 Tecnologie caratterizzanti il 5G
1.4.1.1 Network slicing
La multi-tenancy è uno dei nuovi concetti che possiamo trovare abbinato alla
definizione del 5G. La maggiore capacità di condivisione delle risorse delle reti 5G
può introdurre nuove interazioni e modelli di business. L’attuale stato dell’arte degli
schemi di condivisione della rete consente solo interazioni tra gli MNO (Mobile
Network Operator) sotto forma di investimenti o di affitti.
In futuro, invece, le reti 5G dovranno quindi essere reti multi-tenancy. Il 5G dovrà
supportare servizi molto diversi, ognuno con propri requisiti in termini di prestazioni,
scalabilità e disponibilità. Questi servizi dovrebbero essere creati rapidamente,
preferibilmente da coloro che sono interessati a commercializzarli. In altre parole,
sarebbe opportuno che le reti mobili potessero essere noleggiate da diversi fornitori
di servizi, ognuno dei quali offre un servizio diverso.
Ciò richiede che le reti mobili 5G possano essere rapidamente suddivise in diverse
sotto-reti indipendenti, chiamate sezioni di rete. Ogni fetta di rete verrebbe quindi
configurata in base ai requisiti posti dal servizio che fornirà. Nella suddivisione in
rete, i ruoli di provider di connettività e provider di servizi sono separati. L’operatore
di telefonia mobile sarebbe responsabile della fornitura di servizi di connettività,
sebbene possa continuare a svolgere entrambi i ruoli.
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Il network slicing consente agli operatori di rete di aprire la propria piattaforma di
infrastruttura di rete fisica alla distribuzione simultanea di più reti logiche autonome,
orchestrate in modi diversi in base alle loro specifiche esigenze di servizio. Pertanto,
una fetta di rete sarà composta da una raccolta di funzioni di rete 5G e impostazioni
di tecnologie di accesso radio combinate per il caso d’uso specifico di un’azienda
(Figura 4).
Quindi, con il network slicing, ogni servizio, come l’automotive, il mobile broadband,
l’haptic internet, possono essere forniti da diverse istanze di slice di rete. In questo
modo è possibile fornire requisiti molto eterogenei sulla stessa infrastruttura poiché
diverse istanze di sezioni di rete possono essere orchestrate e configurate
separatamente in base ai loro requisiti specifici, ad esempio in termini di qualità del
servizio offerto (SLA, “Service Level Agreement”). Inoltre, ciò è eseguito in modo
efficiente in termini di costi poiché tutti tenants condividono la stessa infrastruttura
fisica.
Figura 4: Network slicing
20
1.4.1.2 Massive MIMO con beamforming
Prima di spiegare cosa sia il Massive MIMO (Multiple Input Multiple Output) è
importante comprendere la tecnologia alla base del MIMO tradizionale. La
configurazione MIMO in pratica utilizza più antenne che si trovano sia alla sorgente
(trasmettitore) sia alla destinazione (ricevitore). Queste antenne sono collegate per
minimizzare l’errore ed aumentare l’efficienza di una rete. Sebbene il MIMO venga
già utilizzato in molte applicazioni, dall’LTE al Wi-Fi, il numero di antenne utilizzate
è ancora limitato.
La rete di accesso radio 5G realizzerà un enorme MIMO in “piccole celle
macroassistite”, in cui la cella macro utilizza le bande inferiori per fornire il traffico
sul piano di controllo in modo omnidirezionale e le celle piccole utilizzano la banda
mmWave per trasportare il traffico sul piano utente utilizzando fasci altamente
direttivi (massive-MIMO). Il massiccio MIMO è una tecnologia fondamentale per il
5G, specialmente se utilizzato su frequenze d’onda millimetriche. A tali frequenze,
possono essere fattibili array con diverse centinaia di elementi radianti. Un numero
così elevato di elementi può essere utilizzato per produrre fasci ad alta potenza
molto stretti per contrastare la perdita di segnale sul percorso o aprire la possibilità
di implementare MIMO MultiUser (MU-MIMO) di ordine superiore per aumentare la
capacità delle piccole celle (Figura 5).
L’utilizzo di questa tecnologia permette di utilizzare il beamforming orizzontale e
verticale. In poche parole, questo vuole dire che è possibile indirizzare il segnale in
qualsiasi direzione, in modo da raggiungere un determinato utente che ha accesso
alla rete. Questo rappresenta un miglioramento in efficienza per gli operatori che
Figura 5: Massive MIMO and beamforming
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attivano il segnale solo se è necessario, permette di combattere le interferenze e
porta ad una riduzione dei costi in termini di energia. Inoltre, a differenza delle
precedenti tecnologie, è possibile indirizzare il fascio anche verticalmente e quindi,
ad esempio, al piano cento di un grattacielo.
1.4.1.3 NFV e SDN
Al fine di raggiungere i requisiti di scalabilità, flessibilità, agilità e programmazione
delle reti mobili 5G si stanno sviluppando due tecnologie chiave: la Network
Function Virtualization (NFV) e la Software Defined Networking (SDN).
Di recente, i concetti di “virtualizzazione delle funzioni di rete” e di “rete definita dal
software” hanno acquisito molta visibilità nel settore delle telecomunicazioni.
Sebbene i due concetti siano indipendenti e abbiano origini distinte, hanno una
relazione complementare, che offre vantaggi significativi quando vengono utilizzati
congiuntamente. Insieme, queste due tendenze evolutive hanno il potenziale per
produrre un cambiamento radicale nel modo di costruire, mantenere e controllare le
reti di telecomunicazione. Da una prospettiva generale, NFV può essere inteso
come l’insieme di tecnologie che supportano la virtualizzazione delle funzioni di rete.
Ciò significa che le funzioni che tradizionalmente dipendevano da piattaforme
hardware specifiche e proprietarie possono migrare verso un’infrastruttura cloud e
avere il loro ciclo di vita gestito e controllato in una prospettiva simile, cioè attraverso
il self-service e con una rapida elasticità.
Ciò semplifica il bilanciamento del carico e lo spostamento delle funzioni tra le
risorse hardware distribuite. Con aggiornamenti continui gli operatori possono
mantenere le applicazioni in esecuzione sul software più recente senza interruzione
per i propri clienti. D’altra parte, l’SDN è in fase di sviluppo al fine di rendere
programmabili i servizi di connettività forniti dalle reti 5G, in cui i flussi di traffico
possono essere guidati e gestiti in modo dinamico, al fine di ottenere i massimi
benefici in termini di prestazioni. L’infrastruttura di rete acquisterà così una nuova
“plasticità” tale da renderla capace di adattarsi rapidamente ed in maniera efficace
alle richieste del mercato: infatti, l’Operatore di rete passerà dal dover gestire
apparati e sistemi chiusi (con software proprietario e l’hardware specializzato) al
gestire un modello con due livelli di definizione, quello hardware e quello software.
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Il software diventa sempre più open source e l’hardware di tipo standard, quindi a
costi sempre più bassi.
1.4.1.4 CUPS ed Edge Compunting
Come si vedrà nel capitolo 4, per applicazioni come il controllo da remoto o di IoT
massivo, la tecnologia 5G a bassissima latenza, altissima affidabilità e a
connessione massiva sarà possibile averla solo se saranno abilitati questi due tipi
di soluzioni tecnologiche/architetturali:
- Separazione del Control Plane e dello User Plane (CUPS)
- Mobile Edge Computing (MEC)
Prima di spiegare perché è fondamentale la separazione dello user plane e del
control plane, è fondamentale introdurre questi due concetti.
Entrambi sono due elementi fondamentali della core network (CN): - Il piano dati (UP, a volte noto come piano utente, piano di inoltro, piano
portante o piano portatore) trasporta il traffico dell’utente della rete, ovvero
riguarda tuti i contenuti inviati/ricevuti dall’utente come messaggi testo, voce,
foto, video, siti web, etc. - Il piano di controllo (CP) trasporta il traffico di segnalazione attraverso i
diversi nodi e determina il cammino dei dati che sono trasferiti tra i vari utenti.
Il control plane contiene tutti i dati che riguardano la gestione della rete, come
username, password, chiavi di autenticazione, fatturazione, etc.
Sostanzialmente, la parte di gestione della rete, e quindi di control plane, rimane in
un sito centralizzato, mentre il traffico dati è ridotto notevolmente in quanto rimane
circoscritto il più vicino possibile all’utente (Figura 6).
Figura 6: Control and user plane split
Compatibilità del congedo straordinario ex art 42, comma 5, D. Lgs 151/2001 fruito da un genitore con il congedo di maternità e con il congedo parentale goduto dall’altro genitore per il medesimo figlio.”
Fattori di rete come un maggiore utilizzo del video mobile, aumento della media per
utente e un numero crescente di dispositivi sulla rete, sono chiari driver per
un’ulteriore innovazione sulla separazione tra controllo e piani utente. Inoltre, gli
operatori che possiedono e gestiscono queste reti sono sottoposti a pressioni
crescenti per:
… Può essere usato all’interno (clearance altezza permettendo) o all’aperto; Flessibilità per passare tra … Altalena con tessuti, Amaca, Yoga; Cerchi …
A-Frame from X-Pole is perfect for Aerial Fitness, Aerial Hoop, Aerial Hammock Yoga and Low Silks. It an be used from 2450mm (8ft) up to 3350 (11ft) with l inversione annulla l effetto del 5G se protratta per 5 minuti al giorno ..
- Ridurre i costi CapEx e OpEx all’aumentare della domanda di traffico
e le entrate medie per utente (ARPU): il CUPS consente agli operatori
di ottimizzare i costi del data center ospitando il piano di controllo e il
piano utente in diverse posizioni geografiche, nonché di risparmiare
sui costi di backhaul terminando i dati ai margini della rete; - Respingere le minacce della concorrenza da parte di giocatori nuovi e
agili, come i venditori OTT; - Espandersi in settori nuovi e diversi come le imprese.
Un elemento evolutivo introdotto dal 5G è la capacità di supportare servizi che
richiedono bassa latenza, anche in condizioni di piena mobilità. A tal fine
l’elaborazione dei dati relativi queste applicazioni deve avvenire all’edge della rete,
secondo il paradigma del MEC (Multi-access Edge Computing). Il paradigma che
sta emergendo, dunque, è l’Edge Computing il quale prevede uno spostamento dei
siti all’Edge della rete quindi più in periferia e vicino alle sorgenti dei dati. Questo
spostamento consente ai clienti di avere elaborazioni più veloci, perché realizzate
in periferia e quindi una riduzione della latenza nella fruizione del servizio, e agli
operatori di ridurre la sempre crescente richiesta di banda in upload per il
caricamento dei dati in Cloud e di gestire in modo più efficiente sorgenti locali di
traffico. Questo approccio è di particolare rilevanza per gli Operatori Telco, perché
permette di valorizzare la capillarità della loro infrastruttura e la ricchezza dei dati
raccolti. A livello di standard il MEC (Multi Access Edge Computing, gruppo attivo in
ambito ETSI) ha definito un’architettura che fornisce capacità computazionale ai
bordi della rete (Figura 7).
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L’unione delle due soluzioni tecnologiche, ovvero del CUPS e del MEC permette
dunque di raggiungere quei requisiti richiesti dall’URLLC per ottenere le prestazioni
desiderate. Infatti:
• Permette di accelerare i flussi di dati, che vengono elaborati in tempo
reale senza latenza;
• Consente alle applicazioni e ai dispositivi smart di rispondere ai dati quasi
istantaneamente, già in fase di creazione, eliminando così i ritardi;
• Consente di ridurre l’utilizzo della larghezza di banda Internet, eliminare
i costi e garantire un uso efficace delle applicazioni in posizioni remote;
• Permette di elaborare i dati senza mai trasferirli nel cloud pubblico
aggiunge un livello di sicurezza utile per i dati sensibili. Questo elemento
è molto importante perché garantisce al cliente che i dati rimangono
sempre privati, chiusi in casa cliente.
Figura 7: Differenza tra edge e cloud computing
25
1.5 Is 5G disruptive?
Le tecnologie e le innovazioni disruptive creano spesso un nuovo market value in
modo inaspettato, sia in modo indipendente, sia attraverso la combinazione con
standard e protocolli esistenti (Andrews et al., 2014; Boccardi et al., 2014). Quando
si parla delle loro applicazioni, le tecnologie disruptive tipicamente sono più
economiche e di prestazioni inferiori, ma coinvolgono funzionalità che potrebbero
fornire vantaggi competitivi in futuro. D’altra parte, gran parte degli studi empirici ha
dimostrato che l’innovazione disruptive non deve essere necessariamente di qualità
inferiore. Infatti, questo è il caso del 5G.
Mentre il 4G è stato considerato come una innovazione incrementale dei suoi
predecessori (2G e 3G), le design features e le key technologies hanno indicato il
5G come una innovazione disruptive. Di conseguenza, il 5G creerà nuovi valori di
mercato, in cui nuovi servizi e applicazioni emergeranno in modo inaspettato.
Pertanto, ci si attende che i policy makers debbano affrontare sfide significative
nell’attuazione del 5G nei rispettivi Paesi.
Lo sviluppo del 5G è opera di una R&D globale, che sta coinvolgendo l’intero mondo
della ricerca e l’intero mercato. Sotto l’ente di standardizzazione ITU, il 5G è stato
etichettato come IMT-2020. Tuttavia, nonostante gli standard non siano ancora
definiti in modo maturo, tutti hanno mostrato un consenso sulle visioni del 5G. Sarà
comunque necessario l’intervento di un ente regolatorio nazionale che regoli il
cambiamento tecnologico dal 4G al 5G in quanto “i determinanti del cambiamento
tecnico non possono essere separati dal cambiamento istituzionale” (Mansell,
1998). Pertanto, è importante che un policy maker anticipi e prepari l’avvento della
nuova tecnologia, in modo che venga rapidamente adottata dal mercato.
26
1.6 La roadmap generale 3GPP per lo standard 5G
Le tempistiche dei rilasci dello standard 5G, i cui lavori sono stati avviati in 3GPP
già nel 2015, sono state condizionate principalmente da due fattori:
• Un fattore procedurale legato all’ambizione di portare in ITU-R le
specifiche del nuovo sistema, affinché potessero rientrare nella famiglia
dei sistemi “IMT-2020”, entro il 2020.
• Un fattore di mercato legato alla necessità di dispiegare già al 2020
soluzioni tecnologiche standard e globali, per farsi trovare pronti in
occasione dei giochi olimpici 2020 a Tokyo.
Il piano lavori (Figura 8) ha conciliato le esigenze ITU-R e di mercato, prevedendo
un primo rilascio di specifiche (fase 1) per poter permettere lanci tattici e commerciali
già tra il 2018 ed il 2019 ed un secondo rilascio (fase 2), incrementale rispetto al
precedente, per il completamento di tutte le funzionalità 5G da includere nelle
Raccomandazioni ITU-R IMT-2020. Rispetto alle ormai note categorie di use case
ITU-R, la fase 1 si è quindi concentrata prevalentemente sull’abilitazione di scenari
di servizio di tipo eMBB, grazie alle evoluzioni dell’accesso radio LTE,
all’introduzione della nuova interfaccia radio NR (“New Radio”) e alla nuova core
network 5G. Obiettivo della fase 2 è invece quello di completare il sistema della fase
1 con tutti gli abilitatori mancanti per la realizzazione dei rimanenti use case URLLC
e mMTC.
Figura 8: Roadmap degli standard
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1.6.1 Release 15
La fase 1 del 5G, o Release 15, inizialmente
pianificata per giugno 2018, è stata ulteriormente
spacchettata in tre rilasci incrementali: Early Drop
(finalizzato a dicembre 2017), Regular Drop
(completato a giugno 2018) e Late Drop (previsto
per marzo 2019). L’Early Drop è stato concepito
per poter dispiegare velocemente il nuovo
accesso radio (NR) senza dover dispiegare
anche una nuova core network (“option 3” nel gergo 3GPP, Figura 9). Infatti, in tale
scenario, la New Radio 5G non viaggia ancora su una rete in 5G poiché ancora non
realizzata, ma si integra nell’architettura di rete 4G (detta anche EPC, “Evolved
Packet Core”). Sfruttando la capacità delle NR di operare a frequenze molto elevate
(ad esempio nell’intorno di 30 GHz), questo scenario permette di raggiungere
velocità di trasmissione di alcuni Gbps in microcelle.
Il Regular Drop definisce i fondamenti della nuova core network 5G (5GC), il
supporto nativo del network slicing, l’allocazione flessibile dei gateway di user plane
a supporto di schemi di comunicazione di tipo edge computing e l’integrazione
nativa di accessi non-cellulari (es. hotspot Wi-Fi).
Gli scenari di accesso prevedono che sia i nodi radio NR (“option 2”, antenna 5G
collegata alla rete 5G, Figura 10), sia quelli LTE (“option 5”, antenna LTE collegata
alla rete 5G, Figura 11) possano connettersi alla 5GC in modalità SA (Standalone),
ovvero i due accessi radio diventano indipendenti l’uno dall’altro. Viene inoltre
definita la tecnologia NFV (Network Function Virtualization) che realizza nuovi
Figura 9: Opzione 3, prima architettur del RAN
Campi Morfici
Campi Morfici e Informati o di risonanza
Vincent Gambino
Campi Morfici e Informati o di risonanza
«Io propongo una visione di Cause Formative, propongo che la Memoria sia inerente alla Natura, e che la maggior parte delle così dette leggi della natura siano in realtà soltanto delle abitudini…».
Questa è una possibile presentazione di Rupert Sheldrake, un insolito ricercatore nel campo della biologia. E’ inglese, e il suo curriculum è tra i più invidiabili; studente prima della Cambrige University e del Clare College diventa capo ricercatore di biochimica della crescita delle piante, dell’evoluzione e invecchiamento cellulare delle stesse. In seguito svolge delle ricerche approfondite sulla flora delle foreste nel sudest asiatico (Botany Department of the University of Malaya, Kuala Lumpur) e sulla possibilità di vita vegetativa nei terreni semi aridi…
Dopo anni d’indagine Rupert Sheldrake sviluppa, all’apparenza, interessi disparati. Studia non solo l’evoluzione delle piante ma anche quella degli animali, le capacità “sottili” degli animali e dell’uomo, quale la telepatia, e anche, in modo approfondito, la filosofia e le scienze tradizionali, quali la teologia classica induista, che lo porteranno ad un drastico cambiamento interiore e alla presa di coscienza dell’aspetto spirituale della vita. Che cosa possono avere in comune per uno scienziato tutte queste cose? Per Rupert Sheldrake quel sottile filo rosso corre nei Campi Morfici. I campi morfici differiscono dagli altri conosciuti per es. nella fisica: non sono di natura elettromagnetica, non sono campi di possibilità quantistica, non riguardano l’insorgere di particelle o simili. Sono qualcosa di più complesso, campi d’informazione sottostante allo sviluppo e crescita di ogni cosa, campi che sottendono al perché della forma e disposizione delle cose, al perché forme simili seppure mai identiche si ripetono in natura come ad esempio nei cristalli o nelle piante…
I campi morfici di ogni sistema esercitano la loro influenza su sistemi successivi mediante un processo chiamato risonanza morfica. Tuttavia questo non avviene solo all’interno di un sistema definito, come può essere una pianta o il corpo di un animale. I campi morfici sono collegati tra loro, e lo sono in un “tempo” al di fuori di quello lineare, un tempo della memoria presente che porta con sé informazioni necessarie al disegno creativo delle cose. Per ogni più piccola ed insignificante cosa, minerale, vegetale o animale, esiste un corrispondente campo che si relaziona al resto dell’universo. Questi campi infatti esistono in una scala gerarchica, magari frattale. Pensate al vostro corpo, ogni atomo del vostro corpo possiede un proprio campo morfogenetico, questo è contenuto nel campo morfico della cellula che va a costituire quello dell’apparato corrispondente, poi del corpo stesso e dell’individuo nella sua complessità. Tale cam.po influenza egualmente il sistema umano e sociale in cui l’individuo vive, facente parte a sua volta di Gaia, del sistema solare, della galassia e così via…
«La mia idea dei campi Morfici è quella di campi che, pur essendo estesi e non locali nei loro effetti, sono comunque parte della mente individuale e collettiva, ma non possono essere equiparati alla Mente Ultima Universale. I Campi Morfici non sono Dio…».
Nella sua visione olistica della vita e del creato dobbiamo forzatamente riconsiderare quello che abbiamo potuto pensare riguardo alla coscienza, al tempo ed allo spazio ed alle leggi della natura che pensavamo immutabili…
Scienza&Conoscenza: Ho appena terminato di leggere il suo libro, “La Mente Estesa”(ed Urra-Apogeo 2006). Lei suggerisce che la mente non nasce dal cervello, ma è bensì un “qualche cosa” di non locale, o almeno di non confinato all’interno dei nostri corpi. E’ giusto?
Rupert Sheldrake: No, non esattamente. Non dico che si tratti di un qualcosa di non locale o non confinato all’interno dei nostri corpi, questo ricorda di più il dualismo cartesiano.
Per diversi secoli abbiamo avuto due posizioni ben distinte. Quella del materialismo, in cui la mente era il cervello, oppure il dualismo cartesiano, in cui la mente era vista come qualcosa di non fisico, di non locale appunto, e che in qualche misterioso modo interagiva col corpo. Quello che invece sto suggerendo, è che la mente sia composta da campi che compenetrano il cervello e si estendono oltre esso, proprio come quanto accade nei magneti, o come accade nella terra.
Non suggerisco quindi che si tratti di non località, altrimenti non sarebbe da nessuna parte e ricadremmo nel dualismo cartesiano. La mente è centrata nel cervello ma si estende ben oltre questo.
S&C Questi campi, che lei chiama Campi Morfici, potrebbero aiutarci a spiegare capacità insolite della mente, quali la telepatia?
Nel suo libro c’è una vastissima documentazione a proposito. Cosa intende quando dice che la telepatia è un fenomeno non così assente dalla vita di tutti giorni, ma parte integrante di diversi avvenimenti quotidiani?
RS. Naturalmente le più semplici considerazioni e prese di coscienza sulla telepatia si hanno a distanza. Mi riferisco ad esempio a quando stai pensando ad una persona che non vedi da anni o che si trova lontana ed in quello stesso istante suona il telefono ed è lei che ti chiama. Questo è un caso che si può definire di telepatia ordinaria. Accade anche in altre circostanze. Ad esempio è molto sviluppata tra madre e figlio, sono molte le mamme che sentono i bisogni dei loro figli.
La distanza ci assicura che un certo avvenimento sia dovuto alla telepatia, e non ad altri tipi di comunicazione. Ma se la telepatia funziona a grandi distanze, non c’è motivo di pensare che non funzioni a breve distanza. Io credo che sia presente anche quando siamo vicini, in questo caso però è più difficile discernerla da forme di comunicazione non verbale, il linguaggio del corpo etc.
S&C Attualmente, con l’avanzare delle ricerche sul DNA, molte persone si stanno convincendo che i segreti dell’essere umano, le capacità “esotiche” come la telepatia, saranno portati alla luce. Lei ha un’opinione differente. Secondo lei ad esempio, la memoria è trasmessa attraverso le generazioni, non soltanto tramite il DNA, ma anche tramite quella che lei chiama Risonanza Morfica. Che significa e che cosa si attende dalle ricerche sul DNA? Non pensa che a un certo tipo di ricerca manchi una visione più completa?
RS. Confermo. Penso che il DNA sia rozzamente sopravalutato. Sappiamo che cosa fa il DNA in realtà, grazie alla biologia molecolare, codifica le sequenze di aminoacidi e proteine ed influenza anche la sintesi di quest’ultime. Ha principalmente a che fare con la produzione di proteine. C’è un’abissale distanza tra il comprendere il sistema di codificazione delle proteine e la comprensione del funzionamento di un sistema vivente! I campi morfici sono essenziali per una visione olistica delle cose.
S&C Ma esattamente che cosa sono i campi morfici? Da quel che ho letto nei suoi libri non sono campi quantistici, non sono campi elettromagnetici, insomma non sono di facile comprensione. Sono fatti di qualche cosa o sono puramente metafisici?
RS. Credo che ci sia una falsa dicotomia in questo. Sono fatti di qualche cosa o no? Se ti chiedessi la stessa cosa riguardo al campo gravitazionale terrestre o ai campi elettromagnetici? Che risponderesti? Nel diciannovesimo secolo ad esempio, pensavano che i campi elettromagnetici dovessero essere fatti da qualche cosa, che chiamavano etere. Nel 1905, Einstein mostrò che il campo elettromagnetico non dipendeva dall’etere, era semplicemente un campo, non costituito da alcuna materia. Nella sua teoria della relatività generale Einstein ci mostra come il campo gravitazionale universale sia semplicemente un campo, senza base materiale. E’ in realtà la materia ad essere composta da campi, o meglio da energia all’interno di campi. Se i campi principali che si studiano in fisica non sono composti di materia, questo li rende forse metafisici? Probabilmente no, in quanto fanno parte della fisica. E’ un paradosso.
I campi morfici sono quindi “fisici”, differenti dagli altri campi che si conoscono nella fisica contemporanea ma pur sempre fisici, in quanto parte della natura, non costituiti da alcuna materia.
S&C Il suo punto di vista è sensibilmente differente però da quello della maggior parte dei fisici contemporanei, in quanto lei sostiene che le leggi della fisica non siano affatto delle Leggi, ma piuttosto delle abitudini della natura, e quindi soggette ad evoluzione. Nella fisica classica si sa che alcune leggi che funzionano nel macrocosmo non siano presenti nel micro e viceversa, ma comunque sempre leggi rimangono. Qual è il suo pensiero a riguardo, può essere un po’ più chiaro?
RS. Certo. Vedi, fino al secolo scorso si credeva che il cosmo fosse un qualche cosa di eterno, costituito da una quantità di energia e di materia immutabili e governato da leggi invariabili ed anch’esse eterne. Quest’idea nella fisica proviene dal sistema platonico e pitagorico dell’antica Grecia ed è semplicemente stata adottata dalla scienza moderna del diciassettesimo secolo e, da allora, mai contestata. Tuttavia, a partire dagli anni ’60, abbiamo a che fare con il Big Bang e un universo in evoluzione. Se tutto l’Universo sta evolvendo, allora che dire delle leggi eterne della fisica? Quest’assunzione delle leggi eterne della fisica non è dovuta al fatto che i fisici ci hanno ragionato su, è vero il contrario. Anche questa è un’abitudine che ci siamo trascinati dietro dalle precedenti cosmologie. Se le leggi dell’Universo sono eterne, se quello che si dice è che esistevano prima della nascita dell’universo e che esisteranno dopo la sua scomparsa, allora ci troviamo davanti a pura Metafisica, perché non abbiamo modo di provarlo. Seconda ipotesi, le leggi della fisica appaiono uniformemente e immediatamente al momento del Big Bang. Ancora una supposizione molto difficile da provare. Chi potrà mai provare che queste leggi erano presenti quando l’Universo non era più grande della capocchia di un ago a milioni di miliardi di gradi? Quello che suggerisco invece, è che le leggi universali possano essere soggette a evoluzione come lo è del resto l’Universo. Perché no? E’ sicuramente un punto da affrontare.
E poi l’idea di leggi è comunque sbagliata perché antropomorfa. E’ l’Uomo ad avere Leggi, io penso che vadano descritte come Abitudini della Natura.
S&C Molto interessante. Mi porta alla mente l’antico sistema egiziano. Gli antichi Egizi avevano i Neter, Divinità che rappresentavano le funzioni cosmiche. Tali funzioni apparivano nelle ere in cui l’universo manifesto ne necessitava. Quindi, non vi era una stabilità immutabile nell’Universo, tuttavia si seguiva un Disegno Cosciente. Lei pensa che vi sia una forma di coscienza che sottostà all’evoluzione dell’universo o si tratta semplicemente di qualcosa di fatalistico o meccanico, qualcosa che semplicemente accade?
RS. Quello che credo è che l’evoluzione dell’Universo sia un processo che riunisce in sé Abitudine e Creatività. Se avessimo solo Abitudine, tutto si ripeterebbe ad infinitum, se avessimo solo Creatività, niente potrebbe mai essere stabile. L’evoluzione è un gioco che bilancia le due cose. Infatti, la visione odierna della fisica è quella di un universo drasticamente evolutivo, non abbiamo niente di quello che c’era al momento del Big Bang, non c’era nessun atomo o cristallo o pianeta o stella o galassia o vita. Qualsiasi cosa, fatta inclusione della chimica, si è evoluta nel corso dell’evoluzione dell’Universo. Quindi c’è stata la costante presenza di Creatività nel corso del tempo. Dal punto di vista scientifico si studiano le abitudini, perché è questo che fa la scienza, misurare, studiare la ripetizione, la stabilità. La Creatività sarà sempre qualcosa che sfugge alla ricerca scientifica. Non puoi fare studi sistematici sulla creatività. Nel momento in cui qualcosa accade, la prima volta che accade, ci troviamo di fronte alla creatività, già dalla seconda volta si tratta di ripetizione.
La Creatività elude la ricerca scientifica e lo farà sempre. Vedi, ci possono essere differenti approcci al problema della creatività e tutte questi possono essere compatibili con l’idea della risonanza morfica. Quale possa essere la teoria da te preferita dipende solo dalla tua posizione metafisica.
Per un materialista tutto deve ridursi al concetto di possibilità, non può esserci alcuno spazio per altre considerazioni. Da un punto di vista Olistico, come quello che io condivido, la Creatività può essere ridotta alla possibilità, ma può anche essere influenzata da un più alto sistema di organizzazione.
Per esempio, pensa alla creatività del Pianeta Terra, a Gaia, è contenuta all’interno di quella del Sistema Solare e questi a sua volta nella Galassia e così via fino all’intero Universo. Per chi ha fede, vi è una Fonte Divina di Creatività dietro a questa influenza cosmica, tuttavia, anche se questo fosse vero, non penso che sia necessario vedere un intervento diretto di questa fonte dietro ogni atto di creatività all’interno del Cosmo…
S&C Certo.
RS. …Quindi la mia teoria è compatibile con un sistema teologico quanto con quello materialistico. Questo dipende dalle proprie convinzioni metafisiche, dalla Metafisica che è in sé più vasta della Scienza.
S&C Recentemente ho intervistato Brian Josephson, che mi ha suggerito che forse l’evoluzione non è affatto un processo che funziona dal passato verso il presente ma le informazioni necessarie all’evoluzione potrebbero provenire dal futuro verso il presente, aiutandolo a formarsi. Che ne pensa, ed in che modo questo potrebbe aiutarci a comprendere meglio Ripetizione e Creatività?
RS. Dipende ancora dal nostro sistema metafisico. Se sei materialista come abbiamo detto riduci tutto alla pura possibilità. Se crediamo a forme di organizzazione più elevata, Creatività di Gaia, Sistema Solare etc etc, e se questi sistemi fossero in realtà sistemi coscienti…
S&C Perdoni l’interruzione, ma non è lei che in una conferenza assieme a Terence Mc Kenna ha suggerito che i sistemi elettromagnetici abbastanza complessi come quello del sole potrebbero essere coscienti?
RS. Sì, certo, lo penso. E se un sistema come quello del Sole è cosciente, allora potrebbe avere anche delle aspettative, degli scopi, ed in questo senso allora potremmo considerare un’influenza dal futuro. Ma sarebbe un’ influenza simile a quella delle nostre menti, un’influenza proveniente dai nostri futuri autocreati, o almeno dai nostri futuri virtuali. Noi creiamo dei futuri virtuali in ogni istante in cui formuliamo un pensiero o ci formiamo un piano mentale. Quindi, se ci sia un’influenza dal futuro o meno, è una domanda molto sottile e “metafisica”, in quanto tale influenza si esplicherebbe non tanto in modo convenzionale, ma da un futuro virtuale. E’ un problema che non può essere slegato dalla metafisica e dalla filosofia. La visione secondo cui l’Universo è modellato dal futuro in realtà, è quello che sosteneva il mio amico T. Mc Kenna. Lui diceva che esiste un “Attrattore Cosmico” per l’intero Universo, che tira letteralmente l’evoluzione verso uno scopo finale.
In un certo senso questo ha un fondamento filosofico storico molto antico. Infatti Aristotele stesso diceva che Dio è il Primo Motore, che muove l’Universo tirandolo, non spingendolo. Quindi tramite attrazione verso un futuro.
S&C Beh, se guarda alla nostra tradizione esoterica occidentale e non solo, vediamo che il desiderio e scopo di chi percorre un certo cammino è quello di riunirsi alla Fonte Divina, quindi questo comporta un lavoro necessario per raggiungere un obbiettivo dal quale si è attratti…
RS Sì, è vero. Tutti i nostri sistemi prevedono un’attrazione verso un possibile futuro, che siano la tradizione Giudeo-Cristiana, piuttosto che nel secolarismo, il marxismo, l’illuminismo… Tutti questi movimenti sono progressivi, nel senso che considerano la storia come mirante a un fine, anche se non sanno magari esattamente verso quale fine.
S&C Nei suoi libri lei ci mostra una similarità molto curiosa tra il movimento che adottano le amebe nell’ambiente ed il modo in cui i neuroni creano nuove connessioni sinaptiche. Lei suppone inoltre che i Campi Morfici possano avere uno stesso tipo di “movimento”, ad esempio il campo morfico di un individuo nel connettersi a quello di un altro individuo. La visione che mi è balzata davanti agli occhi è quella di una Mente Unica. Come se noi fossimo “singoli neuroni”, facenti parte di una più vasta mente unica. Questo ancora mi ha fatto pensare agli Animali. La parola Animale deriva da Anima, gli antichi pensavano che animali della stessa specie avessero un’unica anima in comune. Da che cosa proviene il senso di individualità umano? A cosa è dovuto il nostro personale senso del sè, il senso di essere individui distinti e separati dal resto dell’umanità?
S. Questa è una bella domanda. Io penso che siamo connessi in realtà in due modi. Tramite una Memoria Collettiva, e penso che ogni specie abbia una memoria collettiva, dovuta alla risonanza morfica. Quindi non siamo solo collegati tra di noi e con il resto del creato, ma anche con i nostri defunti, in quanto contributori della memoria collettiva. Qualcosa di simile a quello che Jung chiamava il Subcosciente Collettivo…
S&C E che ne dice del suggerimento di Laszlo che identificherebbe il campo Morfico con l’Akasha?
RS. Potrebbe essere, ma non so esattamente che cosa sia l’Akasha, e penso che voler spiegare i Campi Morfici in termini di Akasha potrebbe portarci a voler comprendere l’oscuro tramite il più oscuro. Non so se il suggerimento di Laszlo in questo senso possa aiutare, di sicuro potrebbe portare ad una comprensione maggiore della teologia indiana e questo potrebbe essere utile. Ma tuttavia io preferisco parlare in termini di Campi Morfici e Risonanza Morfica.
Tornando alla sua domanda precedente, l’essere umano è collegato tramite memoria collettiva e tramite risonanza con il suo ambiente, con il suo gruppo, la sua società…
Siamo connessi nel tempo e nello spazio alla natura e agli altri componenti della nostra specie. E allora da dove proviene l’Individualità?
Beh, penso che i Campi Morfici siano campi di probabilità, in questo sensi simili ai campi di probabilità quantistici. Tutto quello che è in natura, credo abbia un certo grado di libertà, anche se il campo morfico determina a grandi linee la forma di ogni cosa. Questo non è vero solo per l’uomo, gli animali o le piante, anche nel mondo dei cristalli osserviamo la stessa cosa. Ogni fiocco di neve ha una simmetria esagonale, ma ogni fiocco di neve è unico in sé. E le foglie degli alberi? Hanno tutte gli stessi geni, e campo morfico, ma se le osservi non ce n’è una uguale all’altra, le loro venature, persino da un lato all’altro della foglia sono dissimili.
Quindi la parte causale dei campi morfici ha a che fare con l’aspetto delle probabilità ma lascia ampio spazio all’individualità, persino nei cristalli.
S&C Lei ci invita a considerare la coscienza con raggio più ampio. Il sole potrebbe essere cosciente, la galassia etc etc… Ci dice inoltre che la risonanza cosmica è legata strettamente al grado di similarità tra le cose. Nei sistemi e teologie antiche si parlava di presenza solare nell’uomo, legata allo spirito, e presenza lunare, plastica e passiva legata all’anima.
Lei crede che tramite il lavoro su sè stessi si possa entrare in contatto con queste forme di coscienza superiori, come per esempio quella del Sole? So che è una strana domanda…
S. In realtà è una domanda che non mi avevano mai fatto prima. Io penso che tutto il sistema solare sia sotto l’influenza del Sole, come credo tutti sappiano; il suo campo elettromagnetico, la sua influenza sull’evoluzione della vita sul pianeta. Quindi se il Sole è in realtà cosciente, la sua coscienza pervade completamente tutto il sistema solare. La nostra coscienza, quella di Gaia, tutto vive immerso nella coscienza del sole. In questo senso siamo strettamente connessi, anche se non saprei spiegare esattamente in che modo. Non credo però che la Luna possa avere una coscienza simile, in quanto è passiva, non viva come la terra, anche se tuttavia influenza la vita sulla terra, le maree…tramite la sua gravitazione.
S&C Vorrei porle un’ultima domanda, che di solito non faccio mai. Lei ha descritto con grande enfasi il suo cambiamento di pensiero e di fede, da ateo e razionalista ha scoperto la fede ed ha acquisito una visione più spirituale delle cose. Lei pensa che ci sia uno scopo nell’Universo, e se sì in che modo la scienza ci aiuta a rispondere a questa domanda, se lo fa?
RS. Certo, percepire che l’Universo abbia uno scopo, non è qualcosa che possiamo dimostrare, riguarda la fede. Ma c’è anche chi ha fede nella scienza e nel fatto che possa spiegarci ogni cosa. Personalmente io penso che la scienza sia troppo limitata, che ci mostri delle cose e che possa aiutarci solamente a comprendere i fenomeni del mondo che ci circonda, non ci da vere risposte. Io credo che ci sia uno scopo nell’Universo, nella nostra stessa vita. Penso che questo scopo abbia a che fare con l’evoluzione della coscienza, la nostra coscienza deve evolversi dalla limitazione a forme di coscienza sempre più ampie, e non credo ci sia solo una grande coscienza oltre alla nostra. Credo che vi siano molti stadi di coscienza, dall’Uomo, alla Terra, al Sole ed il Sistema Solare… La nostra evoluzione è una presa di coscienza in questo senso. In che modo ciò avvenga non mi è chiaro, penso che tutte le tradizioni religiose puntino in questa direzione, ma ogni sistema umano è in qualche modo limitato, proprio perché umano.
La teoria della risonanza, i campi morfici e successive estensioni
Secondo l’ipotesi di Sheldrake, i sistemi si manifestano in quanto tali perché sistemi analoghi si erano organizzati allo stesso modo in passato. Nello specifico, le forme e il comportamento caratteristici di tutti i sistemi chimici, fisici e biologici attualmente esistenti sono guidati e plasmati da campi organizzativi che, come una mano invisibile, agiscono attraverso lo spazio e il tempo. Sheldrake li chiama campi morfici o morfogenetici(dal greco morphe, forma, e genesis, messa in essere). I campi morfici di ogni sistema esercitano la loro influenza sui sistemi successivi mediante un processo chiamato risonanza morfica, una sorta di telecinesi. Per fare un esempio, si può dire che il motivo per cui una cellula di una pianta diventa una cellula di foglia e non una di radice è perché si sintonizza, per così dire, attraverso la risonanza morfica, con i campi morfogenetici di tutte le foglie precedenti della stessa specie. Questo processo si determina per tutti i sistemi riscontrabili in natura. Nel libro The Presence of the Past, Sheldrake avanza l’ipotesi che tali “campi di memoria” (campi morfici o morfogenetici) non siano effettivamente memorizzati nel cervello, ma piuttosto che possano essere memorizzati in un campo di informazioni al quale si può accedere mediante il cervello. A questo campo il filosofo della scienza Ervin Laszlo ha dato successivamente il nome di Akashico e Lynne McTaggart definendolo semplicemente Il Campo afferma: «le nostre memorie non se ne stanno affatto “sedute” dentro la testa. I nostri cervelli sono semplicemente il meccanismo di ricerca e lettura dell’ultimo supporto di memorizzazione – Il Campo».
Rupert Sheldrake e la sua opera
E’ autore di numerosi saggi scientifici e di almeno dieci libri. E’ l’attuale Perrott-Warrick Scholar e direttore del progetto con lo stesso nome, sostenuto dal Perrott-Warrick Fund,(Trinity College, Cambridge), la più ampia fonte di sostentamento finanziario per le ricerche fisiche e parapsicologiche in UK. E’ anche parte dell’Istituto di Scienze Noetiche, vicino a San Francisco, inoltre è Direttore Accademico e Visiting Professor presso l’Istituto universitario nel Connecticut. Il suo sito: http://www.sheldrake.org/homepage.html. Tra le sue opere tradotte in lingua italiana spicca: La mente estesa, Ed. Apogeo, Collana Urra, 2006; I poteri straordinari degli animali. Mondadori, Collana Oscar saggi, 2001; L’ ipotesi della causalità formativa Red Edizioni, Collana Le radici del futuro, 1998; Sette esperimenti per cambiare il mondo Ed. Corbaccio, Collana Saggi, 1995; La rinascita della natura Ed. Corbaccio, Collana La nuova scienza, 1994
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un magazine per conoscersi e ritrovare la via del Sé
diretto da Manuela Pompas
manuela Giornalista (per 30 anni redattrice di Gioia), è considerata una delle maggiori divulgatrici nel campo della ricerca psichica e spirituale. + leggi di più
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KarmaNews > Scienza > L’universo misterioso dei campi morfici
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L’universo misterioso dei campi morfici
All’origine della vita e delle forme esiste un modello preesistente su cui si organizza la materia. In fondo, prima di Bohm, ne aveva parlato Platone con il suo mondo delle idee
di Filippo Falzoni Gallerani
Si deve al biologo e filosofo inglese Rupert Sheldrake l’ideazione dell’interessante, seppur controversa, teoria dei campi morfici. Secondo la sua visione la materia risponde a un sottostante e preesistente disegno che ha una natura immateriale o psichica, un campo morfico (o morfogenetico) che guida atomi, molecole e cellule a realizzare una specifica forma. Alle geometrie simmetriche e bellissime di un fiore sottostà quindi un campo morfogenetico attorno cui si organizza il suo sviluppo.
Quando il bruco nel bozzolo passa attraverso il processo di trasformazione in farfalla, ci sono fasi in cui parti del suo corpo si sciolgono, inglobando parti del bozzolo stesso per poi solidificarsi in una nuova forma. Il campo morfico è il “modello” di farfalla cui aderiscono molecole e cellule del corpo dissolto del bruco e dellimagesa seta, trasformandolo in qualcosa di diverso e di nuovo. La coscienza (l’invisibile campo morfico) del fiore crea il fiore, la farfalla invisibile si costruisce un corpo con le cellule di seta e il corpo dissolto del bruco… Insomma, il visibile procede dall’invisibile.
Si suppone che i campi morfici non riguardino solo le trasformazioni di forme viventi o minerali, ma forse anche la possibilità di sequenze di avvenimenti complessi, e anche che ci sia una risonanza tra tutti gli esseri viventi. Le esperienze degli uomini che sono vissuti in passato hanno lasciato delle tracce morfiche che influenzano le esperienze attuali. Per questo le preghiere, i riti e i mantra che sono stati ripetuti per secoli ci paiono più suggestivi e “veri”.
I campi morfogenetici possono offrire una spiegazione anche ai corsi e ricorsi storici e soprattutto alla incapacità dell’uomo di risolvere i conflitti ed evitare nuove guerre e sofferenze. Nonostante uno sviluppo tecnologico che implica grande intelligenza e organizzazione, non abbiamo ancora imparato a vivere insieme senza conflitti e stupidamente ripetiamo da millenni gli stessi drammi individuali e collettivi.
Si crede che la risonanza morfica che agisce nel presente faccia sì che l’esperienza di ogni uomo influenzi la coscienza collettiva. Perciò, raggiunto un numero critico di individui risvegliati, sarà possibile un salto evolutivo della coscienza umana. Possiamo vedere la fine dei tempi come la fine del tempo psicologico da cui sorgono ansie e preoccupazioni; e la vita eterna, come consapevolezza dell’attimo e della natura trascendente dell’Essere.
Il cammino spirituale è quindi essenzialmente questo risveglio alla realtà attraverso l’integrazione dell’io nel Sé. E finché non ci sveglieremo dal sogno dell’ego le cose non cambieranno.
Il biologo inglese Rupert Sheldrake.
Che i campi morfogenetici esistano davvero come Sheldrake immagina o ci siano spiegazioni diverse, questo discorso ha comunque un senso. Assomiglia al concetto di inconscio collettivo di Jung, e sotto molti aspetti, alla Filosofia Orientale che considera il Brahman substrato atemporale e immutabile della realtà e l’ego una momentanea illusione. Per la Filosofia Perenne la materia è Maya, un’illusione, mentre lo Spirito è la vera realtà oltre lo spazio e il tempo.
Un cambiamento interiore autentico implica quindi un diverso contatto con l’essenza creativa. Il risveglio individuale alla pienezza del Sè mette fine alla prospettiva egocentrica e permette di uscire dai vecchi schemi che ci imprigionano; ed è anche l’unico modo con cui poter eventualmente aiutare l’umanità in crisi.
Gli stati di trasparenza dell’io
Esporrò ora brevemente un’idea sulla relazione tra gli stati di trasparenza dell’io e il manifestarsi di eventi sincronici. Per trasparenza mentale intendo l’osservazione libera dalla divisione tra centro osservante e cosa osservata, intendo il sentire non-duale, l’attenzione senza alternative e pregiudizi di cui ci parla Krishnamurti.
Quando siamo a contatto con il Sé, percepiamo la coerenza significativa del destino, troviamo buona fortuna in mezzo alle difficoltà e scopriamo una nuova possibilità di fluire in armonia con gli alti e bassi della vita, con autenticità e passione, in serena spontaneità, senza nevrosi e inutili proiezioni.
Mi pare che agli stati di trasparenza dell’io e di consapevolezza non divisa corrispondano campi morfici peculiari di forma mandalica, che creano quelle che appaiono come le più improbabili coincidenze significative e le inaspettate circostanze che tessono la magia del quotidiano. Riconosciuto e dissolto il conflitto interiore con l’intuizione dell’interdipendenza degli opposti, siamo in armonia con la vita nel qui e ora e siamo liberi dal passato che imprigiona gli individui inconsapevoli. Sentiamo cariche di senso anche le banali circostanze di ogni giorno e viviamo in presa diretta con l’attimo, senza lasciare spazio al pensiero condizionato. L’effetto di questo stato non diviso della coscienza sugli eventi ha poco a che vedere con il pensiero positivo e il pensiero creativo promosso dalla cultura New Age.
Osservando i fenomeni con una prospettiva egoica e narcisista la realtà è sempre percepita in modo distorto. Non si tratta infatti di far accadere quello che vuole il nostro io, ma di svegliarci alla realtà. Non vediamo che il corpo, la mente e l’energia sono all’interno della consapevolezza, senza la quale non esisterebbero? Non ci accorgiamo che una cosa semplice come la respirazione è la connessione con l’energia che anima ogni cellula… Questo non è un concetto è un fatto. Ma pochi davvero osservano consapevolmente, perché queste non son cose che interessano all’ego che vuol esser grande.
9407649-abstract-blue-painted-picture-with-circle-pattern-mandala-of-vishuddha-chakraQuando la consapevolezza è libera dalle distorsioni del pensiero ciò che accade è espressione di un mandala armonico che risponde al progetto dell’anima, espressione della nostra vera natura. Quando si vive in questa consapevolezza, si riscopre la naturale armonia della vita al di là dei movimenti di superficie.
L’io che cerca di cambiare la realtà con “pensieri positivi”, rimarrà sempre frustrato e prigioniero nella dimensione del desiderio. La libertà interiore è un prerequisito del risveglio. Coloro che riconoscono la natura del Sé, notano che il mondo esteriore ne è magicamente influenzato con l’armonico realizzarsi degli eventi positivi-negativi che conducono all’autorealizzazione e alla pienezza del Sè. Così Liberazione e Realizzazione vengono assieme.
La scienza sembra confermare alcuni assunti che la filosofia greca e orientale ha proposto da millenni. Max Planck, Nobel della fisica, arrivò ad affermare: “Non esistono leggi fisiche, non sono mai esistite e mai esisteranno”. In sintesi non esisterebbero verità, ma solo possibilità, le quali si possono attualizzare o meno con la collaborazione della coscienza che percepisce.
Russell Targ sostenne che viviamo in universo olografico e non-locale. Quindi ogni piccola parte riproduce il tutto, un micro-sistema riproduce un macro-sistema e ogni sistema è connesso agli altri attraverso il proprio campo informazionale.
Il neuroscienziato Karl Pribram scoprì che il cervello umano è molto di più che un computer biologico e che le sue funzioni sono di tipo olografico.
L’epigenetica dimostra definitivamente che la coscienza influenza il DNA e la realtà, non tanto attraverso il pensiero consapevole, quanto attraverso le emozioni e le verità radicate nell’inconscio e nelle memorie cellulari.
modelli di virtualizzazione di rete dove le funzioni sono componenti software che
girano su sistemi cloud e non più su hardware dedicato.
Il Late Drop, infine, non comporta modifiche alla core network ma aggiunge solo,
agli scenari precedenti, il collegamento delle NR e delle antenne LTE alla rete core
5G, in configurazione Non-Standalone (“option 7”, Figura 12).
È opportuno sottolineare come le date dei “Drop” della fase 1 sopra riportate
corrispondano più ad un complemento formale che sostanziale delle attività di
specifica. La portata estremamente innovativa dei contenuti della Release 15 ha
infatti determinato alcuni ritardi significativi nella tabella di marcia inizialmente
prevista, soprattutto per quanto riguarda la finalizzazione degli aspetti del nuovo
accesso radio.
1.6.2 Release 16
La seconda fase di specifica del 5G (Release 16) è concentrata su due filoni di
attività:
• Espansione verso nuovi settori applicativi in parte già indirizzati dal 4G con
tecnologie quali il NB-IoT (“NarrowBand-IoT”) ed il C-V2X (“ConnectedVehicle to X”), rispettivamente per l’IoT e l’Automotive.
La standardizzazione 5G indirizza questi scenari d’uso facendo leva sulle
caratteristiche di programmabilità, automazione, apertura della nuova core
ed espansione di alcune funzionalità di rete. Abilitatore importante di tale
processo di espansione del business risulta essere anche l’evoluzione dei
sistemi di management, verso una gestione di rete sempre più automatizzata
e proattiva, soprattutto per quanto riguarda il controllo degli SLA (“Service
Level Agreement”) delle network slice offerte a Clienti di tipo Vertical.
• Miglioramento delle prestazioni (“enhancement”) rispetto a quanto
specificato in Release 15.
Questo è un normale processo in 3GPP, in quanto, a valle della definizione di un
nuovo set di funzionalità (in questo caso, l’interfaccia radio NR e la nuova core
network 5G), si procede ad ulteriori ottimizzazioni per rendere il sistema sempre più
efficiente e performante. Il 3GPP, con la Release 16 permetterà ai moduli NB-IoT di
attestarsi alla nuova core, che è stata aggiornata per introdurre prestazioni di
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ottimizzazione della segnalazione, efficienza energetica, gestione “in bulk” di gruppi
di moduli, esposizione controllata di capability ed eventi di interesse per i Clienti
Business.
Tra le novità assolute della Release 16, vi sono le funzionalità a supporto di
applicazioni Industrial IoT, che richiedono tipicamente elevata affidabilità,
bassissima latenza, localizzazione e sincronizzazione molto accurate (caso delle
comunicazioni URLLC). Altra novità prevista dalla Release 16 è la realizzazione di
reti di comunicazione all’interno di impianti industriali a supporto della
digitalizzazione di tutti i processi produttivi nella fabbrica. Inoltre, sono in definizione
nuove soluzioni architetturali per dispiegamenti locali ed isolati di reti 5G su accesso
radio NR con logiche che favoriscono l’uso del 5G anche da parte di nuovi soggetti
non-Telco tradizionali (ad esempio, tramite spettro licenziato allocato al proprietario
di uno stabilimento industriale). La scelta del modello da dispiegare dipenderà delle
specificità e dei requisiti di ciascun cliente Vertical.
Per quanto riguarda gli aspetti di ottimizzazione delle prestazioni radio, il 3GPP
prevede di specificare ottimizzazioni della tecnologia massiva MIMO (“Multiple Input
Multiple Output”), aspetto critico per permettere il funzionamento delle reti a
frequenze molto elevate, ovvero a 28 GHz.
1.6.3 Release 17
Attualmente le attività di specifica della fase 2 del 5G sono concentrate sul
completamento dei lavori per marzo 2020 ed il pieno supporto dei requisiti IMT2020, tuttavia già si delineano aspetti che caratterizzeranno le Release successive,
in particolare la Release 17 andando così ad allargare l’orizzonte di impiego del 5G.
La forte novità rispetto alle precedenti Release si preannuncia esser costituita dal
fatto che sempre più attori diversi da quelli tradizionali (ovvero i Vertical) portano in
3GPP i loro requisiti richiedendo soluzioni basate su tecnologie 5G 3GPP per i loro
use case. Nel seguito, un breve elenco degli studi già avviati o in avvio nei prossimi
mesi:
• Integrazione dell’accesso radio via satellite con la rete 5G.
• Abilitazione del multicast/broadcast su LTE e NR, a supporto di diversi
scenari applicativi.
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• Produzione audiovisiva: si prevede di complementare le capacità di
broadcasting con soluzioni ottimizzate di latenza, affidabilità di rete,
connettività e QoS per la produzione di contenuti multimediali professionali
in mobilità o in studio (fabbrica audiovisiva), anche a supporto di eventi di
massa e con un numero elevato di dispositivi connessi (microfoni,
fotocamere, amplificatori, …).
• Droni: ulteriori capacità di banda in uplink e di latenza ridotta permetteranno
applicazioni estensive e sicure di droni telecomandati nei contesti più
disparati (industria petrolifera, cinematografica, agricola, …).
• Gaming: nuovi livelli di interattività diretta tra terminali ed ottimizzazioni
URLLC potrebbero abilitare esperienze di gioco in VR sempre più
coinvolgenti.
• Telemedicina: saranno indirizzati i requisiti tecnici abilitanti gli use case
tecnologicamente più sfidanti della sanità elettronica (es. possibilità di
localizzare eventuali strumenti inseriti all’interno del corpo umano), per
abilitare operazioni chirurgiche assistite da Realtà aumentata o da robot.
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CAPITOLO 2
Il mercato del 5G
In questo capitolo sarà descritta l’interazione che può esister- http://energialiberagratis.altervista.org/
- https://www.fallimenti.it/asta-7425cc04-dfcd-5151-bf27-044215d1ea8b
- https://www.fallimenti.it/asta-b66165b4-bc36-501f-b01f-5ab415e77ec7?utm_term=%20-%20Terreni%20-%20Caltanissetta&utm_campaign=FAL%20%7C%20IT%20%7C%20P%20%7C%20NL%20%7C%20week&utm_medium=email&utm_source=MagNews&utm_content=19011%20-%202021-11-24