15-10-2021 siamo nel bardo della libertà….la parola “bardo” significa “transito, o stato intermedio”. Per transito si intende un cambiamento da uno stato dell’essere ad un altro, per esempio, il passaggio dalle veglia al sonno o dal sonno alla veglia, da uno stato di tristezza ad uno di felicità, dalla malattia alla salute. Sperimentiamo un Bardo quando quando una situazione “vecchia” volge al termine e quella “nuova” è ancora sconosciuta, quando un amore finisce, quando perdiamo una persona cara, quando lasciamo un lavoro senza averne uno nuovo….
Condizione di transito per eccellenza è quella che porta dalla vita alla morte e dalla morte ad una nuova vita.
Ma non esiste soltanto la cosiddetta morte fisica, esistono tutte le piccole o grandi morti e rinascite che sperimentiamo ogni giorno e il Bardo è soprattutto un libro per i vivi, che insegna come vivere in pienezza il cambiamento e come operare delle scelte, restando vigili, attenti e padroni di sé.
Memoria di franco ivaldi 2018
La nostra società contemporanea globalizzata é sempre più piena di contraddizioni e
grossi problemi da risolvere; nelle sottostanti riflessioni, alcune autobiografiche e altre
prese dalla lettura di altri testi dove vengono toccati i temi che sono alla base
dell’attuale crisi di sistema globale, si cercheranno di focalizzare alcuni di questi grossi
dilemmi per arrivare poi a intravedere una possibile via di uscita con la nascita dell’era
del buon vivere.
2) Limiti dello sviluppo nella società tecnologica attuale
Dennis Meadows, autore del famoso rapporto “I limiti dello sviluppo”, afferma: “Penso
che diversi paesi privi di risorse naturali, tra i quali l’Italia, si avviino al declino e alla
povertà se non avranno la capacità di riconvertirsi rapidamente”.
Credo che valga la pena di meditare su una tale prospettiva dal momento in cui
cominciamo alquanto tardi a renderci conto dei baratri di vuoto che abbiamo
ottusamente scavato sotto la nostra economia durante gli anni del così detto “boom
economico”.
La prospettiva di un’Italia che torni ad essere povera non é solo legata ai gravissimi
errori compiuti in casa nostra ed in particolare all’idea di poter vivere a lungo al disopra
dei nostri mezzi, ma anche al non aver capito le grandi correnti di fondo che stavano da
anni agitando il panorama dello sviluppo mondiale, e che lo porteranno ancora a
modificarsi profondamente nel prossimo futuro.
Troppo spesso in questi anni abbiamo sperato in qualche ripresa provvidenziale, che
rimettesse a posto le cose e ci permettesse di continuare come prima.
E’ ora di diventare tutti più adulti, cominciando a guardare con più intelligenza e meno
demagogia a certe situazioni nuove che non possiamo ormai più ignorare, infatti noi
risentiamo oggi e risentiremo sempre più in avvenire di crisi vitali come quella socio /
economica / energetica / ambientale che si stanno manifestando ovunque nel mondo.
Il problema della disoccupazione per esempio viene affrontato ancora in diversi casi
immettendo denaro buono nelle industrie in crisi per reimpiegare i lavoratori, anziché
modificare il tipo di crescita che é all’origine della crisi.
Si cerca così di sostenere l’occupazione e la produzione nei settori che non hanno più
vitalità, causando la svalutazione del potere d’acquisto di tutta la società.
Quasi tutti coloro che oggi danno direttive sono convinti di risolvere la crisi attraverso la
vecchia crescita che é invece la causa della crisi.
L’Italia é un paese con quasi esclusivamente un’industria di trasformazione, entrano cioè
dei materiali greggi e escono dei prodotti finiti; prodotti che in parte utilizziamo noi
stessi, per i nostri usi, ma che in parte dobbiamo per forza esportare, altrimenti non
saremmo in grado di pagare i nostri fornitori di materie prime; è un meccanismo molto
semplice ma fondamentale per il nostro sistema economico, grazie al quale si é
realizzato il cosiddetto “miracolo economico” del dopo guerra.
A quel tempo materie prime ed energia erano a basso prezzo e la concorrenza non ci
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preoccupava.
Uno dei fattori principali che ha sconvolto la nostra economia quindi é stato l’aumento
del prezzo delle materie prime, che ormai sulla bilancia dei pagamenti pesano come il
piombo.
Nell’era post industriale di un paese con le caratteristiche che ha l’Italia, bisognerebbe
avere una visione molto più a lungo termine dei settori del Turismo, Agricoltura e
Terziario, che se ben seguiti e sviluppati potrebbero contribuire a farci sentire molto di
meno gli effetti della crisi di sistema globale.
3) Equilibrio del sistema economico
Risulta inutile riversare le responsabilità dell’attuale crisi di sistema solo sulla classe
dirigente, occorre invece che tutti prendano atto e coscienza della situazione generale
per poi meglio affrontare i problemi anche con le nuove strade da percorrere che
dovranno prevedere urgenti riconversioni a vari livelli.
L’attuale situazione generale ci fa capire che la posizione ad esempio dell’Italia è
particolarmente difficile proprio perché non produce abbastanza energia e cibo, quindi
deve comperare all’estero petrolio e prodotti agricoli, e con cosa li paga adesso ed in
avvenire? Li potrà pagare forse con la sua capacità industriale e tecnologica, ma per
poter fare questo occorre essere competitivi sui mercati internazionali, producendo a
prezzi più bassi, in modo più efficiente e con tecnologie più avanzate, tutte cose che
stiamo cercando di fare in modo scoordinato e senza un progetto di insieme, oppure
bisognerà diminuire i nostri consumi di energia e di cibo, e quindi di conseguenza
accettare una diminuzione del nostro livello di vita, oppure ancora occorrerà modificare
il ritmo di sviluppo per bilanciare in qualche modo questi squilibri. Insomma in
economia, come in tutte le cose di questo mondo, esiste un sistema di vasi comunicanti
e/o contrappesi automatici, per cui si possono fare scelte di un certo tipo o di un altro,
ma non si possono ottenere nello stesso tempo cose incompatibili tra loro.
La velocità crescente dello sviluppo é stata la regola che ha accompagnato l’espansione
dei paesi industrializzati, senza tener conto dei rischi di una tale corsa senza freni. Il
grande choc dell’autunno 1973 con l’embargo del petrolio e le restrizioni sui consumi di
energia sembrava aver creato in tutto il mondo un clima psicologico nuovo.
L’embargo del petrolio é stata purtroppo un’occasione perduta, in quanto era il momento
di cambiare rotta, di rivedere a fondo la politica dei consumi, quando invece non
l’abbiamo fatto.
Passato il momento più difficile, in tutto il mondo si é ripreso a fare uso come prima di
benzina, di luce elettrica, di condizionatori, di energia di ogni tipo, come se non fosse
accaduto nulla.
Questo è successo perché, nelle profondità del nostro intimo, non abbiamo voluto
accettare il concetto di essere arrivati al capolinea di un certo tipo di sviluppo, di aver
già finito una corsa proprio sul più bello, di doverci fermare nel momento in cui si stava
prendendo quota.
Non vi é soltanto un problema di differenza tra ricchi e poveri, che in questo modo
rischierebbe di cristallizzarsi, nel senso del “chi ha avuto ha avuto, e chi ha dato ha
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dato”, c’é proprio qualcosa nella natura umana che ci spinge inesorabilmente al
movimento, all’ascesa, come una molla che difficilmente può essere repressa, tale molla
naturale é senza dubbi positiva, va solo controllata ed incanalata in modo da risultare
positiva, e non dannosa a tutta la comunità degli umani di questa Terra. A tal proposito i
nostri amici animali sono molto più equilibrati di noi.
4) Ruolo della Tecnologia nella società contemporanea
Oggi si é portati a pensare che gran parte delle responsabilità della crisi attuale sono da
addebitare al malcostume della vita politica, alla mediocrità della classe dirigente, ed al
troppo veloce sviluppo tecnologico che ha spinto troppo in avanti le cose, creando tipi di
società che non sono più “a misura d’uomo”, deteriorando la qualità della vita e, in
definitiva, inaridendo una civiltà.
E’ da considerazioni come queste, che nasce in alcuni individui, specialmente tra i più
giovani, una specie di rifiuto verso la politica e la tecnologia, ed in contemporanea
sorgono dei desideri per modelli di vita più vicini alla natura, che portano comunque con
sé delle grosse contraddizioni.
In realtà senza tecnologia i giovani tornerebbero a fare quello che hanno sempre fatto
per millenni: pascolare le pecore e le mucche. Quindi la scelta, non può essere tra
maggiore e minore tecnologia, perché allora sarebbe soltanto una scelta tra maggiore o
minore miseria, analfabetismo, fame, malattie ecc.
L’uomo ha assoluto bisogno di tecnologia, il problema é piuttosto: quale tipo di
tecnologia, con quali fini, a profitto di chi, entro quali equilibri e limiti.
In tal senso la legge di Moore superata dalla legge di Dally che dice: “Possiamo
aumentare il numero dei transistor e dei core di quattro volte ogni tre anni, facendo
lavorare ogni core leggermente più lentamente e perciò in maniera più efficiente,
possiamo più che triplicare le prestazioni mantenendo lo stesso consumo totale”,
tracciano un panorama su un possibile futuro dove a giocare saranno tre fattori
1) L’aumento dell’aiuto che la Tecnologia del futuro potrà dare all’umanità
2) Questo tipo di Tecnologia sarà molto meno energivora.
3) L’uso corretto di queste future risorse potrà portare l’uomo ad uno stile di vita molto
più equilibrato.
Ma la nostra tecnologia cerca veramente oggi di risolvere i problemi di fondo, oppure
invece continua a muoversi lungo linee antiquate e anacronistiche?
Se guardiamo lo sviluppo tecnologico di questi ultimi 150 anni é facile rendersi conto che
in realtà la tecnologia continua oggi ancora a premere sulle risorse anziché a crearle;
infatti noi dipendiamo ancora in larga misura da alcune invenzioni di base che hanno
caratterizzato la fine dell’800 ed il 900, ad esempio gran parte dell’energia che serve
per far vivere la nostra enorme macchina tecnologica è tuttora ancora basata sul
“fuoco” che fu una delle prime scoperte dall’uomo primitivo, che gli permetteva di
cucinare i suoi cibi, di poter lavorare o spostarsi anche nelle ore notturne, e di potersi
difendere dai predatori.
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5) Divari culturali e filosofia dell’Essere e dell’Avere
C ‘é un’ altro aspetto sul quale é bene riflettere, un aspetto di cui di solito non si parla,
e che é invece é allarmante nel contesto della crisi attuale: il divario culturale, cioè il
divario crescente tra una tecnologia che se ne va per conto suo a ruota libera
condizionando in gran parte lo sviluppo in modo sbagliato, e una cultura che tutto
sommato non si preoccupa troppo di guidare queste scelte tecnologiche; una cultura che
troppo spesso considera la tecnologia estranea ai suoi interessi intellettuali.
In definitiva, sostanzialmente manca un’educazione filosofico / scientifica non soltanto
nella scuola ma anche nella società, capace di renderci più consapevoli sui rischi che
corriamo con la perdita di certi equilibri a causa delle devastazioni che inevitabilmente
porta con sé una tecnologia usata male, ed a vantaggio solo di “qualcuno”.
A proposito di cultura, sicuramente molto peso hanno avuto sulla nostra formazione, le
filosofie di vita di base dell’ESSERE e dell’AVERE.
Purtroppo le civiltà occidentali hanno sempre fatto leva più sulle filosofie dell’avere che
dell’essere, spingendo l’uomo ad usare qualsiasi mezzo di prevaricazione pur di avere di
più di tutto: potere, soldi, immagine, benessere ecc. In questo forse certe culture
orientali hanno qualcosa da insegnarci… dovremmo nel prossimo futuro tra le altre
cose, imparare a mettere avanti i problemi dell’Io dell’uomo, in tutte le sue
sfaccettature e le sue profondità. Si rende quindi sempre più necessario un mutamento
drastico di “filosofia” oltre che di scienza e tecnologia, cercando di attribuire un nuovo
significato alla parola “progresso”, in modo che questo progresso non si verifichi più
soltanto in termini scientifici e tecnologici materiali, ma si indirizzi verso quella che a
me piace chiamare la “scienza del buon vivere”, scienza che non é ancora nata ma che
invece dovrebbe fare da riferimento centrale a tutti i vari aspetti filosofico / scientifici
che riguardano la nostra vita in armonia con l’universo di cui siamo parte.
6) Metodologia dello sviluppo Economico e Tecnologico
A proposito di metodologia di sviluppo e economico e tecnologico è bene ricordare che
negli ultimi 150 anni si é parlato in termini politici di capitalismo e socialismo, nel
prossimo futuro vi saranno nuovi termini per descrivere i vari tipi di rapporti tra gli
uomini. La società dopo decenni di “progresso tecnologico”, si trova di fronte a una
contraddizione di fondo: la tecnologia e la scienza potrebbero in teoria fornirle i mezzi
per superare la crisi di sistema, ma in realtà la strada che continua a percorrere non
sembra certo essere quella giusta; e già oggi ci rendiamo conto a nostre spese delle
conseguenze nefaste causate da uno sviluppo prevalentemente quantitativo che ci ha
portati a sbattere il naso contro equilibri sociali ed ambientali (cambiamenti climatici
ecc.).
C’ é ovviamente un aspetto politico di fondo in tale discorso, perché é evidente che lo
sviluppo tecnologico risente in buona misura degli obbiettivi politici che lo condizionano
e lo indirizzano; ma certe distorsioni non sono solo avvenute per soddisfare la cosiddetta
“logica del profitto”, sono avvenute in prevalenza per stupidità, ignoranza ed ingordigia,
e di conseguenza certe tecnologie atte all’ottenimento di un benessere collettivo, hanno
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finito in realtà per ritorcersi contro chi le usava, fallendo il loro scopo.
In altre parole esistono delle incompatibilità “tecniche” tra certi obbiettivi e i mezzi
usati per raggiungerli, ed é necessario oggi trovare soluzioni di tipo nuovo.
Molti filosofi e scienziati oggi sostengono che abbiamo bisogno di uno sviluppo che renda
i nostri sistemi meno complessi, che ci permetta un ritorno verso unità più piccole, più
efficienti, meno dispersive, più controllabili, più flessibili, e in sostanza più a misura di
uomo.
Può anche darsi che con la nostra mentalità attuale certi cambiamenti ci appaiono
antieconomici, cioè non in linea con i nostri vecchi ragionamenti: ma é certamente
meglio sopravvivere in modo antieconomico che morire in modo economico.
Nel così detto terzo mondo questo discorso delle tecnologie intermedie o alternative é
già avviato perché ci si é resi conto che le tecnologie troppo avanzate, importate
direttamente dall’occidente, molto spesso erano sfasate rispetto alle esigenze locali.
Nella nostra società industrializzata siamo andati troppo in là, siamo fuori fase: accanto
ai dinosauri industriali destinati a scomparire gradualmente, dovranno ora apparire nella
scala dell’evoluzione, nuove strutture industriali e tecnologiche più agili, più facili ad
essere decentrate, meno costose, meno complicate, e quindi anche meno vulnerabili e,
in definitiva, più flessibili ed efficaci; paradossalmente il miglior modo per crescere é di
rimpicciolirci, e il miglior modo di essere sofisticati é riscoprire la semplicità, che deriva
dalla capacità di sintesi.
7) Cicli tecnologici Aperti
Una delle grosse eredità negative che lascerà la nostra società industrializzata
contemporanea ai posteri sono i “sistemi aperti”, porto ad esempio uno dei casi più
eclatanti: i rifiuti.
Sino a poche decine di anni or sono, la società prevalentemente agricola non aveva
questo problema perché riciclava tutto: le materie plastiche non esistevano quasi, il
vetro veniva recuperato, i materiali ferrosi venivano raccolti recuperati e riciclati, ed il
resto che era tutta biomassa veniva riciclato in natura come fertilizzante o utilizzato
come combustibile.
Attualmente abbiamo nella nostra società degli esempi virtuosi in questo ambito, con
industrie che separano e fondono i vari metalli per poi farli ritornare nell’industria come
materie prime. In altri casi i rifiuti urbani e non vengono utilizzati da inceneritori,
gassificatori ed altri processi tecnologici per fare gasolio e/o energia.
Purtroppo ad oggi tali sistemi coprono ancora solo una piccola fetta dei rifiuti che la
nostra società tecnologica produce, in effetti continuiamo ad ammassarli e buttarli
ovunque, spostando sempre il problema a domani; dovremo nel prossimo futuro per tutti
i cicli tecnologici aperti, trovare soluzioni valide e definitive per chiudere i vari cicli.
8) Sviluppo esponenziale e distribuzione delle risorse
Alla base dello sviluppo economico e tecnologico c’é il grosso problema dell’energia, che
non può essere visto da solo, senza tener conto del contesto ambientale che lo circonda:
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non si tratta soltanto di un fatto tecnologico, cioè di sapere quali problemi di sicurezza
comporta, quali sono le difficoltà per realizzare nuove centrali, se ci sono i mezzi
finanziari ecc.
In altre parole l’energia da combustibili fossili, nucleare, solare, eolica ecc. rappresenta
il carburante che consente alla nostra società di svilupparsi: più questo sviluppo
aumenta di dimensioni e di velocità, più cresce la necessità energetica; dovremmo a
questo punto analizzare il fatto se non stiamo entrando in curva a una velocità troppo
alta, con un carico troppo pesante da sopportare per l’ecosistema che ci circonda.
Tutti questi problemi posti dallo sviluppo esponenziale degli ultimi decenni richiedono
oggi di essere visti con uno sguardo nuovo, ed anche nella prospettiva delle Leggi di
Moore e Dally.
Se si aggravano le crisi economiche, di risorse, di energia, di cibo, di sovrappopolazione
che il nostro tipo di sviluppo mondiale sta creando, si aggraveranno sempre di più anche
quelle condizioni non solo materiali ma anche psicologiche capaci di innescare
l’aggressività tra individui e tra gruppi di individui.
Il confronto tra la ricchezza di chi ha, e la povertà di chi non ha, in passato era
attenuato dalla sensazione che tutti avevano di essere in movimento, di migliorare
costantemente la propria posizione marciando verso un progresso economico che prima
o poi avrebbe permesso di raggiungere il benessere per tutti.
L’espansione, in un certo senso funzionava come surrogato dell’ uguaglianza, ma in un
mondo in cui questa scala meccanica rallenta o addirittura si ferma, appaiono più
evidenti le distanze tra i vari gradini e subentra allora la richiesta di una diversa
distribuzione dei beni e delle risorse.
9) Prospettive di sistema a lungo termine
Il nostro sviluppo socioeconomico pone una serie di domande alle quali non siamo stati
abituati a rispondere, anche perché non siamo stati abituati ad occuparci con sufficiente
serietà e determinazione dei problemi del nostro avvenire, occupandoci troppo del
breve termine e quasi niente del lungo termine, così come non abbiamo mai cercato
quelle strategie capaci di assicurare le soluzioni adatte nel lungo periodo di tempo.
Un esempio in tal senso purtroppo negativo ci viene evidenziato analizzando il
comportamento di diversi uomini pubblici.
Questi signori in generale mostrano grosse difficoltà a guardare i vari problemi da
risolvere con una proiezione verso il futuro, per il semplice motivo che tale
atteggiamento per essere coerente potrebbe anche richiedere decisioni dure ed
impopolari al momento, con la conseguente messa in pericolo della loro sedia.
Se veramente vogliamo progredire, non solo economicamente, ma anche come filosofia
di vita, dobbiamo imparare ad affrontare in modo nuovo l’avvenire, non solo per quanto
riguarda i problemi interni, ma anche internazionali; poiché oggi dobbiamo tener conto
della interconnessione che esiste a livello mondiale tra paesi industrializzati, paesi in via
di sviluppo ed ambiente che ci circonda.
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10) Politica verso i Paesi in via di sviluppo
Se dobbiamo avviarci verso una vera riconversione sociale ed industriale, dobbiamo
anche sapere come comportarci nei confronti di quelli che ormai sono i nostri veri
concorrenti, che sono i Paesi in via di sviluppo, i quali non solo si stanno
industrializzando, ma ci chiedono di aiutarli a diventare paesi industrializzati, e ci
chiedono anche di abbassare le protezioni doganali e di aprire le nostre frontiere ai loro
prodotti, fabbricati a più basso prezzo.
Verso questi paesi dovremo anche imparare ad essere aperti, e valutarli nella misura in
cui ci aiuteranno a risolvere nell’interesse comune, gli immensi problemi che si profilano
sul piano socioeconomico ed ambientale per il nostro pianeta.
Per uscire dal tunnel occorre insomma dar prova di più coraggio ed immaginazione,
agendo in modo nuovo sulla realtà per trasformarla a vantaggio di tutti.
In passato i rapporti con i paesi in via di sviluppo erano impostati su basi coloniali, e i
loro tentativi di modificare i rapporti di forza, o le iniziative comunque sgradite,
venivano regolate con la cosiddetta politica delle cannoniere, tagliando un po’ di teste
qua e là nei punti più caldi, sottomettendo e sfruttando quei popoli.
Poi é venuta l’epoca della decolonizzazione e degli aiuti caritatevoli , con le nazioni
ricche nel ruolo di patronesse, dispensatrici di minestra e con gli appelli periodici a una
vaga solidarietà, che consisteva nell’inviare in periodi di calamità naturali, latte in
polvere o indumenti usati.
Questa pacchia é finita, per i paesi dominati, perché ormai tutti sanno da tempo, a
cominciare dagli stessi paesi in via di sviluppo, che non é con l’invio di aiuti di questo
tipo che si risolvono i problemi della fame, del sottosviluppo, dell’arretratezza.
E’ ora arrivato il momento in cui i paesi in via di sviluppo da un lato chiedono e
ottengono un prezzo molto più alto per le loro materie prime, e dall’ altro chiedono di
essere inseriti nel circuito industriale attraverso il trasferimento da loro di nostre
tecnologie anche di avanguardia e l’apertura dei mercati verso i loro prodotti.
A parecchia gente qui nei paesi industrializzati tale prospettiva appare preoccupante
perché rimescola tutte le carte mettendo in pericolo certe posizioni consolidate e certi
interessi.
Ma la domanda da porsi é: si può impedire quello che sembra essere un inevitabile
processo storico? e per impedirlo, cosa bisognerebbe fare? trasformare il mondo in una
piazza d’armi, o elevare barriere e muraglie doganali per isolare i paesi che, non
dimentichiamolo, sono possessori in larga misura delle materie prime a noi indispensabili
per la nostra macchina tecnologica.
La UE in un vecchio documento in cui affrontava il problema delle eventuali protezioni
tariffarie e non tariffarie, affermava che ciò non servirebbe a nulla, il terzo mondo, essa
dice, diventerebbe comunque industrializzato e a quel punto noi ci troveremmo con
degli apparati industriali, ma senza materie prime.
In altre parole aiutarli ad industrializzarsi può essere per noi anche un buon affare,
perché ciò significherebbe la possibilità di vendere loro macchinari, tecnologie,
impianti, assistenza, tutte cose di cui i paesi del terzo mondo hanno, grande bisogno. E’
evidente che in questo modo li aiuteremmo a farci ancora più concorrenza: però bisogna
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a questo punto rendersi conto di due cose:
1) Se non gli forniremo noi i macchinari, saranno altri a farlo.
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consistere nel cercare di fermare lo sviluppo industriale degli altri, ma nell’affinare il
nostro, nel trovare nuovi spazi, adattando le nostre produzioni e le nostre tecnologie ai
cambiamenti in corso.
11) Inefficienza del sistema pubblico
Tutto questo argomento di “efficienza” di sistema Pubblico va anche visto secondo le
conseguenze delle leggi di Moore e Dally che ci dicono che ci saranno nel futuro sempre
più campi dove il personale sarà sovrabbondate, grazie all’efficienza dell’automazione
robotica ed informatica.
Purtroppo tutti sappiamo quali e quanti sono i mali che affliggono la nostra macchina
pubblica, e dobbiamo comunque renderci conto che per ogni “inefficentista”, c’è
qualcuno che si vede espropriato delle sue giuste possibilità di reddito, di servizi sociali,
di scuola, di assistenza sanitaria, ed in generale di prospettive future per sé e per i
propri figli.
Nella macchina pubblica oggi si immette un potenziale molto alto, sotto forma di
contributi di varia forma e sostanza, e ne esce un servizio abbastanza scadente che
conserva solo una piccola parte del valore introdotto, il resto troppe volte si perde per
strada per inefficienza.
Una situazione del genere purtroppo esiste in vari campi della nostra macchina pubblica,
esiste nella stessa ricerca scientifica e tecnologica, dove comunque i fondi stanziati sono
assolutamente insufficienti per ottenere dei risultati utili nel tempo, e dove in realtà
non si producono quelle innovazioni e quegli stimoli che dovrebbero poi essere trasferiti
con un effetto moltiplicatore nella società, con la sua capacità di rispondere alle sfide
tecnologiche poste dall’ambiente, e dai tempi.
Manca in particolare un “centralino” che come avviene già in altri paesi più progrediti del
nostro, sia in grado di mettere in comunicazione le varie parti, come ad esempio
l’industria la scuola e la ricerca, onde creare quelle sinergie indispensabili per uno
sviluppo tecnologico all’ altezza dei tempi.
Tra le cose sbagliate che sono riusciti a fare alcuni nostri uomini politici, una senz’altro é
quella di aver usato ed abusato anche dell’ambiente scientifico e della ricerca, come
terreno di semina e raccolta di consensi elettorali e di potere in generale, causando il
malcostume e l’inefficienza attuale che ben conosciamo.
Sino ad ora l’unico correttivo che sono riusciti a pensare, é stato quello del taglio dei
finanziamenti, abbassando ancora di più il livello di efficienza, invece di agire cercando
di fare una effettiva ed efficace riforma generale di tutto il settore, in tutti i suoi
aspetti e in tutte le sue interconnessioni.
Lo stesso discorso vale per la scuola che non si è dimostrata capace di sviluppare quelle
competenze e quei talenti indispensabili e necessari per continuare ad appartenere a
una società tecnologicamente avanzata, ed è diventata una fabbrica di disoccupati con
il diploma e la laurea.
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12) Settori dei servizi, della cultura ed evoluzione sociale
All’interno di questi discorsi ci sono diversi livelli di contenuti: c’é un livello politico,
perché é ovvio che in base al modello di sviluppo che si sceglie, si condiziona anche
l’impostazione di vita socioeconomica generale. Esiste però anche un altro livello per
così dire più tecnico, che é ormai comune a tutte le società industrializzate, dove
secondo le Leggi di Moore e Dally man mano che il sistema cresce in efficienza necessita
trasferire personale e risorse nel settore dei servizi, della cultura e della ricerca, ma per
poter far questa operazione occorre che la macchina produttiva funzioni davvero, e
riesca anzi nel futuro a funzionare con sempre meno sprechi e con più efficienza.
Infatti in un mondo che si avvia alla penuria di risorse, una maggiore efficienza diventa
sicuramente un bene sociale, perché consente proprio di rispondere meglio ai bisogni
umani, distribuendo quei beni educativi, assistenziali, informativi, culturali e anche
ricreativi, che possono essere creati solo da un uso efficace delle materie prime e
dell’energia.
Questo concetto naturalmente é valido per ogni modello di sviluppo, di qualsiasi colore
politico esso sia.
Un equivoco nel quale é facile cadere, é quello di pensare che andando verso una
società che produce servizi anziché beni sia possibile sottrarsi alla logica del consumo e
quindi dello spreco. Ciò é vero solo in parte, perché anche i servizi sono divoratori di
risorse, la stessa cultura vive ingoiando petrolio, un oggetto culturale come un libro
nasce da uno dei settori industriali più inquinati, quello della carta ecc.
Lo stesso ragionamento si ripete per ogni altro tipo di servizio, dalla sanità ai trasporti
ecc. Dobbiamo definitivamente renderci conto in modo responsabile e consapevole che
senza i mezzi e le risorse resi disponibili dalla tecnologia, l’uomo non sarebbe in grado di
avanzare nella scala socioeconomica.
Se ponessimo nella moviola del tempo un uomo “moderno” e lo facessimo regredire nella
scala tecnologica vedremmo accadere che la sua capacità di produrre beni calerebbe
progressivamente, provocando automaticamente una serie di cambiamenti fisici e
comportamentali, da intellettuale tornerebbe ad essere analfabeta, verrebbe sospinto
verso l’agricoltura primitiva, che richiedeva l’impiego della quasi totalità della
popolazione attiva, non esisterebbero libri, né giornali, né conoscenze; si tornerebbe
alla coabitazione della famiglia patriarcale, alla quasi impossibilità di una indipendenza
personale, e alle gerarchie di generazione.
E’ molto importante notare a tal proposito, che tutti i movimenti di liberazione sono
sincroni al periodo di tempo che la tecnologia impiega ad innescare la capacità umana di
sviluppo, modificando automaticamente anche i rapporti gerarchici in diversi livelli e
campi della nostra società come ad esempio tra la donna e la società, tra il lavoratore e
il datore di lavoro, tra la politica e gli elettori, tra genitori e i figli, tra marito e moglie,
tra studenti e professori, e persino nei rapporti esistenti all’interno della gerarchia
ecclesiastica.
E’ vero che in questo processo di crescita sociale e politica sono state anche le idee a
influire sull’economia, cercando di orientarla in un senso piuttosto che nell’altro, ma le
idee o le ideologie da sole non producono cavalli-vapore, linotype, edifici scolastici,
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ospedali, trattori ecc.
Senza tecnologie le idee sono come un passeggero senza treno, o un pilota senza aereo,
per cui rimangono a terra.
13) Contraddizioni di fondo
La contraddizione di fondo quindi che ci troviamo davanti é: da un lato l’energia e la
tecnologia ci hanno consentito di uscire dal sottosviluppo, di aumentare il benessere,
l’educazione, i servizi sociali ecc. e d’altro lato ci stanno avviando verso una crisi grave
di sistema, di risorse e di energia. Allora i casi sono due:
1) Si torna a produrre in modo tradizionale, e in tal caso bisogna fare ritorno al lavoro
muscolare per gran parte della popolazione attiva, cosa che oggi nessuno vuole più
accettare, non solo nei paesi industrializzati, ma anche in quelli in via di sviluppo.
2) Oppure se si vuole sviluppare nel mondo meccanizzazione agricola, ospedali moderni,
scuole attrezzate ecc., permettendo a un numero crescente di persone di dedicarsi ai
servizi, occorre trovare il modo per rendere compatibile con le risorse il travaso di
popolazione dal settore produttivo a quello dei servizi.
Con le attuali tecnologie tale passaggio é stato possibile solo per una piccola parte
dell’umanità, e cioè per i paesi industrializzati, che hanno rastrellato le materie prime di
tutto il mondo al fine di alimentare la loro “caldaia tecnologica”.
Da tener presente comunque che l’attuale modello industriale é stato adottato da tutti i
paesi industrializzati, dall’occidente all’est, con la sola variante di affidare alla proprietà
pubblica anziché a quella privata i mezzi di produzione, con il risultato finale che essa si
é rivelata un vero e proprio inceneritore di risorse, una divoratrice di energia, un
colabrodo anziché un mestolo.
Oggi appare perciò evidente che se si continua a usare questo modello di sviluppo
industriale, sulla Terra non vi sono abbastanza risorse per consentire a noi paesi
industrializzati di continuare ad mantenere un alto livello di vita, e
contemporaneamente consentire ai paesi più poveri di svilupparsi decentemente.
Dunque a causa degli innumerevoli sprechi del nostro sistema tecnologico, dovuti
principalmente all’inefficienza del sistema attuale, un cambiamento diventa prima o poi
inevitabile, sia che lo scegliamo noi, sia che ce lo impongano gli eventi naturali.
Non riconvertirsi in tempo quindi potrebbe significare varie cose tra cui per esempio:
che i paesi industrializzati e specialmente quelli privi di risorse saranno costretti a
fermarsi, o a fare marcia indietro in questa scala dell’evoluzione economica, tornando a
modelli più poveri, o più arcaici.
Oppure si cercherà di strozzare con guanti di velluto, i paesi più poveri, con una serie di
stratagemmi al fine di mantenere lo status quo.
Questa è una soluzione che ci potrà forse permettere di guadagnare tempo ma non di
risolvere il problema, col rischio anzi di portarci verso tensioni gravi e conflitti di scala
mondiale.
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14) Necessità di ampliare i fondamenti della nostra scienza
La questione, prima o poi, bisognerà risolverla cercando di riconvertire il nostro sviluppo
in modo intelligente, così da salvare il più possibile capra e cavoli, e cioè mantenere un
certo livello di vita senza entrare in conflitto con il prossimo; disporre di sufficienti
risorse senza saccheggiare il pianeta e senza depredare gli altri, sostanzialmente
elevando il livello di efficienza delle nostre attuali tecnologie ed ampliando anche i
fondamenti della nostra attuale Scienza, che ci permetteranno di sviluppare la
salvaguardia dell’ambiente in cui noi tutti viviamo, dove servono come primaria urgenza
nuove forme di “estrazione” di Energie Pulite che, non passando dalla combustione o dal
Nucleare convenzionale, non vanno ad aggiungere altro CO2 e inquinanti nella nostra
atmosfera e nell’ecosistema già fortemente compromesso, e a tal proposito ricercatori
olandesi e statunitensi hanno scoperto la connessione che sin dagli anni 90 esiste tra la
perdita ad un ritmo del 14% per decennio di ghiaccio marino nell’ Artico, e le emissioni
di metano (che è molto più dannoso del CO2 per l’ozono della nostra stratosfera) che
esalano dal terreno ghiacciato della Tundra Siberiana che si sta sciogliendo.
La scienza e la tecnologia che guardano al futuro porteranno con se un cambio di
paradigma, e a tal proposito Einstein disse:
La fisica è un tentativo di afferrare concettualmente la realtà, quale la si concepisce
indipendentemente dal fatto di essere osservata. In questo senso si parla di «realtà
fisica».
Prima dell’avvento della fisica quantistica, non c’era alcun dubbio in proposito: nella
teoria di Newton, la realtà era rappresentata da punti materiali nello spazio e nel
tempo; nella teoria di Maxwell, dal campo nello spazio e nel tempo.
Nella meccanica quantistica, la rappresentazione della realtà non è cosi facile. Alla
domanda se una funzione ψ della teoria quantistica rappresenti una situazione reale
effettiva, nel senso valido per un sistema di punti materiali o per un campo
elettromagnetico, si esita a rispondere con un semplice «sì» o «no». Perché?
Feyman disse: La nostra responsabilità sta nel fare ciò che possiamo, imparare ciò che
possiamo, migliorare le soluzioni e trasmetterle.
Nostra responsabilità è lasciare la libertà agli uomini del futuro.
In qualità di scienziati, che conoscono gli enormi progressi dovuti ad una giusta filosofia
dell’ignoranza, gli enormi progressi che sono frutto della libertà di pensiero; è nostro
compito proclamare il valore di questa libertà, insegnare come si debba non temere il
dubbio, bensì accoglierlo e discuterlo.
Esigere questa libertà è nostro dovere di fronte a tutte le generazioni che verranno.
15) Cosa potrebbe essere l’etere?
Una questione aperta nella nostra fisica modello standard è l’esistenza e la
comprensione su cos’è l’etere, che viene definito anche in altri diversi modi come:
energia del punto zero, energia tachionica, energia orgonica, prana, e come questa
“essenza” interagisce con l’universo che noi conosciamo.
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In questo capitolo verranno portati alcuni accenni di carattere assolutamente informale
e non scientifico su alcuni modi in cui viene inteso l’etere nella letteratura comune.
Secondo il grande Nikola Tesla l’etere è portatore di luce e riempie ogni spazio ed agisce
come forza creativa che dà la vita.
L’etere viaggia in turbini infinitesimi di micro eliche spiroidali prossime alla velocità
della luce che in particolari condizioni possono anche trasformarsi in ciò che noi
chiamiamo materia.
La sua forza diminuisce e arriva ad esaurirsi quando si trasforma in materia attraverso
una specie di processo di decadimento.
Da notare che l’etere è neutro elettricamente, e non obbedisce alla legge dell’entropia
a cui sono soggetti tutti i sistemi organizzati nell’universo, di cui il calore è un tipico
esempio.
L’energia cosmica o etere invece è entropicamente negativa, infatti non tende alla sua
diffusione e/o dissipazione, ma tende all’accumulazione esattamente come avviene
nell’energia magnetica.
La relazione di Einstein con l’etere mutò nel corso del tempo, come dimostrano gli
estratti dei 3 articoli scientifici scritti di suo pugno.
Nel suo primo articolo del 1905 scrisse: “L’introduzione di un “etere luminifero” si
rivelerà superflua”, nel 1920 dopo aver sviluppato la teoria della relatività generale
scrisse : “Una più attenta riflessione ci insegna che la teoria speciale della relatività non
ci costringe a rifiutare l’etere”. Anche se Einstein non rinunciò mai al tentativo di
eliminare l’etere elettromagnetico, in un articolo successivo alza bandiera bianca e
scrive: “Lo spazio senza etere è inconcepibile, dal punto di vista della teoria generale
della relatività”.
Questo perché in un tale spazio non solo non vi sarebbe propagazione della luce, ma
nemmeno la possibilità di regole e orologi e pertanto non vi sarebbero distanze
spaziotemporali in senso fisico.
Con l’ammissione dell’etere invece il tempo diventa una variabile dove la geometria
dello spazio e del tempo si uniscono e danno vita a tutti gli infiniti paradossi della
relatività, gli universi infiniti, i mondi paralleli ecc.
La fisica contemporanea ha postulato che l’universo è vuoto, e che il suo mare non e’
riempito, mentre la fisica del futuro sostiene che l’Etere non solo esiste come
superfluido, ma e’ equivalente ad una mente che si manifesta e si muove in base a
correlazioni logiche a distanza, apprende dal suo stesso movimento e genera tutto,
attraverso quel movimento che é fonte non solo della creazione ed annichilimento delle
così dette “particelle”, ma anche della “intelligenza” del vuoto quantico.
16) Cosa intendiamo con i termini “Energia” e “Particella”
Necessita a questo punto fare una breve riflessione su ciò che l’uomo da sempre
identifica con il termine “Energia”.
Per il fisico l’energia è l’elemento che determina e/o caratterizza il rendimento delle
varie trasformazioni e/o passaggi di stato che avvengono nel cosmo, per il biologo ed il
medico l’energia è la forza che porta a creare ed a mantenere la vita, lo psicologo
15
identifica l’energia come l’energia psichica, l’ingegnere vede l’energia come il concetto
che tratta le forze in termini dinamici. Einstein ci insegnò che la massa è una forma di
energia concentrata, e per calcolarne l’intensità tutto va messo in relazione alla
costante “C”, equivalente alla velocità della luce, che è di 300.000 Km / secondo, e con
un semplice calcolo si può dedurre che da un grammo di materia è teoricamente
possibile ottenere 25 milioni di chilowattora di energia (energeticamente equivalenti
alla combustione di circa 2300 metri cubi di petrolio greggio).
Potremmo ancora continuare a citare altri esempi rappresentanti vari concetti di
energia, ma quello che meglio la rappresenta è il “Tutto”, e qui la fisica quantistica ci
insegna che la natura dell’universo è un’insieme unico ed indivisibile in cui tutto è
connesso, per cui le cose solide e fluide, che noi percepiamo con i nostri sensi, non sono
altro che “fluttuazioni quantistiche di campo”; in tale prospettiva una particella non
esiste di per se stessa, ma esiste unicamente attraverso l’effetto che essa stessa crea,
definito come “l’effetto di campo” gravitazionale, elettromagnetico, nucleare ecc. per
cui la realtà da noi percepita non è niente altro che un’insieme di campi, i quali
continuamente interagiscono tra di loro, e dove l’osservatore e l’osservato fanno parte
dello stesso “Tutto” interconnesso a più livelli.
Partendo dal presupposto che “Tutto” quello che esiste nell’universo a noi percepibile
deriva dalla parte di universo composto dall’etere stabile ed uniforme, il concetto di
“particella” viene visto come uno stato di tensione dualistico di carattere informatico,
con capacità di mantenere, elaborare e trasmettere informazione.
17) Un Ipotesi su come potrebbe funzionare l’Universo
Risulta di vitale importanza l’osservazione e quindi il porsi i perché sul come funziona e
comunica tutto l’universo.
De Broglie ci insegnò che funziona a onde e quindi a vibrazioni contraddistinte da
frequenze, assonanze, dissonanze e armonici che, come si evince dagli studi di David
Bohm e Rupert Sheldrake, stanno insieme colloquiano e si sviluppano tramite i fenomeni
dell’ “ordine intrinseco” e “della risonanza morfica”.
Possiamo osservare che ogni atomo, molecola ecc. per esistere devono essere sostenuti
da un continuo flusso di energia eterica o cosmica, che è la stessa energia che interviene
nella creazione della Terra e che fluttua dentro di noi, ed ecco che allora noi restiamo
impigliati nella corrente gigante del fiume di energia che scorre all’interno della Terra e
di tutto l’Universo esattamente come le zanzare restano incastrate in una zanzariera
mentre l’aria continua a fluire attraverso la retina; tale fenomeno noi lo identifichiamo
con la forza di gravità, o quarta dimensione che, esattamente come pensava Einstein,
sarebbe la trama stessa dell’universo.
Facciamo qui un accenno verso un argomento scientifico dove la nostra fisica standard
non è ancora in grado di descriverci il fenomeno è quello della così detta “Materia
oscura”, in quanto non ci spiega come le galassie oltre a formarsi si mantengano integre
anche se la materia rilevabile con i nostri strumenti non può sviluppare abbastanza
gravità per tale scopo.
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Tale prospettiva della “Materia oscura” ha senso solo all’interno dell’attuale modello
standard della fisica, che prevede come unica forza cosmologica, quella gravitazionale;
per cui se il modello standard risultasse errato, non si avrebbe necessità di materia
oscura, dato che non si ha alcuna evidenza sperimentale, ma solo le violazioni di un
modello matematico; rimane comunque aperta una situazione alquanto imbarazzante in
fisica, per il fatto di dover ammettere che non riusciamo a trovare una spiegazione su
cos’è circa il 90% della materia o massa che dovrebbe essere presente per tenere
insieme l’Universo.
18) Gravità e Relatività
(Da un idea dell’Ingegnere elettronico di Napoli Sabato Scala)
Una semplice spiegazione della tanto cercata forza di gravità potrebbe semplicemente
risiedere nel fatto che essa sia una caratteristica intrinseca del movimento della massa
(che segue sempre una forma di moto a spirale logaritmica), e per un fluido in moto a
viscosità bassissima, come lo è lo spazio, servono velocità elevate prossime a quella di
soglia ovvero quella della luce, che portano a creare dietro di se depressioni, ovvero
zone a pressione ridotta rispetto a ciò’ che sta intorno. Tali depressioni incontrano ai lati
del movimento una resistenza dovuta al fluido vuoto fermo, che crea una forza
apparente parallela in direzione opposta, e la distanza tra le due determina il braccio
del momento di torsione che genera i vortici (che noi chiamiamo Particelle cha vanno a
comporre gli Atomi). In un superfluido i vortici sono permanenti, e sono proprio questi
vortici a determinare la nascita delle “Particelle” che poi vanno a comporre gli “Atomi”
che danno origine alla massa vista come depressione causata dalla differenza progressiva
di pressione che si determina intorno al vortice.
In altre parole, come aveva correttamente intuito De Pretto, in modo opposto di due
particelle virtuali equivalenti a due fotoni che viaggiano in direzione opposta e che
determina il vortice di cui abbiamo parlato contiene una energia potenziale pari a quella
del moto delle due perturbazioni opposte e quindi dei due fotoni che hanno determinato
il vortice stesso. L’energia potenziale che si viene a determinare quando si forma il
vortice si trasforma in energia cinetica quando Il vortice che corrisponde ad una
particella, o meglio in questo caso ad un gravitone che viene distrutto. La distruzione di
un vortice svincola i due moti opposti che lo avevano determinato dando nuovamente
vita alla energia cinetica dei due fotoni liberi. La formula dell’energia cinetica dalla
fisica tradizionale, si sa essere pari ad un mezzo per la massa moltiplicato la velocità al
quadrato, trattandosi in questo caso di fotoni la massa corrisponde alla massa virtuale
del fotone, mentre la sua velocità è pari a quella della luce. Se si somma la semplice
formula della energia cinetica dei due fotoni otteniamo l’energia potenziale del vortice
pari a 2 volte l’energia potenziale dei fotoni che l’hanno composto ovvero pari alla massa
per la velocità della luce al quadrato. Osserviamo come tutto si spiega in maniera
banale senza modificare di una sola virgola la fisica tradizionale e senza inventarsi
“follie” come la curvatura dello spazio-tempo.
Esiste inoltre una conseguenza evidente ed estremamente importante che emerge
quando ammettiamo l’esistenza dell’etere ovvero del vuoto superfluido o spazio.
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Il movimento di un fotone dà vita non solo alla componente elettromagnetica
corrispondente alle onde che si determinano durante il moto di un fotone, ma anche ad
una terza componente gravitazionale attrattiva che si determina per la depressione che
si viene a formare dietro il fotone in movimento accompagnata da una pressione
positiva, e quindi da una gravità negativa che si forma davanti al fotone stesso. In altre
parole alla componente elettromagnetica si accompagna sempre automaticamente
anche una componente gravitazionale se pure assai meno prominente di quella
elettromagnetica.
Questa componente non ancora ufficialmente scoperta è in grado di spiegare i fenomeni
gravitazionali che sono apparsi negli esperimenti sui superconduttori condotti da Martin
Tajmar che sono alla base anche dei recenti esperimenti condotti alla NASA sui
cosiddetti motori “Em Drive”.
La Relatività si basa su un postulato frutto dell’esperimento condotto da Michelson e
Morley ai primi del 900 (ma subito smentito fino al 1925, dagli dallo sperimenti multipli
di Miller) , ovvero che l’etere non esiste.
Avendo presupposto la non esistenza dell’etere Einstein dovette spiegare in qualche
modo il rallentamento del tempo nelle trasformazioni già note, di Lorentz ed al
contempo spiegare perché la luce , che compare in quelle equazioni, é una velocità che
non può essere superata visto che le trasformazioni di Lorentz, perdono di senso
matematico oltre la velocità della luce (escono fuori radici di numeri negativi).
Se si fosse ammessa l’esistenza dell’ Etere, si sarebbe automaticamente arrivati ad un
fatto noto nella dinamica dei fluidi, ovvero che la luce corrisponde alla velocità critica
alla quale l’attrito diventa tale che anche il più piccolo dei corpi non può superarla .
Quindi non serviva postulare che la luce ha la stessa velocità in tutti i sistemi di
riferimento, come fece Einstein con una serie di conseguenze errate a valanga.
Se si fosse ammesso che l’etere aveva attrito viscoso praticamente quasi nullo
(superfluido) si sarebbe capito che non poteva essere rilevato se non da strumentazioni
assai più complesse di quelle di M&M, come infatti rilevò Miller fino al 1925.
Se si fosse ammesso l’etere, non serviva postulare la relatività del tempo.
Infatti per un osservatore in moto a velocità prossima a quella della luce gli orologi
rallentano per attrito viscoso tra tutte le loro particelle subatomiche ed il vuoto stesso
che, a velocità prossime a quella della luce, ha un attrito non trascurabile ne rallenta
tutti i movimenti comprese le oscillazioni elettromagnetiche su cui si basa la misura
degli orologi atomici.
Infatti l’etere é soggetto, in quanto fluido, al fenomeno tipico dei fluidi che si chiama
Percolazione, e genera equazioni equivalenti a quelle di Lorentz (vedi pubblicazioni di
Jerome Cantor).
La famosa trasformazione di massa in energia é dovuta all’attrito distruttivo con il vuoto,
non più superfluido alla velocità della luce, che fa collassare la materia .
La relatività generale, figlia di tutte e te precedenti assunzioni ė sbagliata alla radice
visto che, presupponendo la non ha esistenza del vuoto superfluido o Etere e la relatività
del tempo, sostituisce l Etere come mezzo di propagazione, con la curvatura dello spazio
e del tempo, che non esiste perché l’Etere esiste!
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Quindi le conseguenze della relatività generale, come i viaggi nel tempo, il collasso del
tempo nei buchi neri, il teletrasporto e cose simili sono tutte errate conseguenze di un
postulato errato.
Infine l’esperimento della luce che curva in prossimità del sole, non si deve alla
curvatura dello spazio ma ad una componente gravitazionale bassissima celata nelle
variazioni di campi elettromagnetici, che fa interagire la luce con la gravità e che sta
emergendo con forza, prima dagli esperimenti di Tajmar sui superconduttori e ora da
quelli della NASA sull’ Em-Drive.
Ecco perché la relatività ha prodotto il dogma che ostacola da 100 anni il progresso della
scienza e degli studi sulla natura fisica del vuoto.
Tutto quello che la relatività non spiega, Materia Oscura, Flusso ed Energia oscura, sono
in realtà proprietà fisiche del vuoto superfluido o Etere o semplicemente Spazio!
E anche il Big Bang é una enorme bugia ormai palese, frutto di un ragionamento che
parte sempre dalla relatività, ed il rumore di fondo e le sue anomale distribuzioni, che
hanno messo in crisi il Big Bang, sono il frutto delle dinamiche del vuoto superfluido e
non di una grande esplosione iniziale con la “singolarità” nei suoi primi attimi di vita.
19) L’Era del Buon Vivere
Einstein pensava: “Non possiamo pretendere che le cose cambino, se continuiamo a fare
le stesse cose. La crisi è la più grande benedizione per le persone e le nazioni, perché la
crisi porta progressi. La creatività nasce dall’angoscia come il giorno nasce dalla notte
oscura. E’ nella crisi che sorge l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera
la crisi supera sé stesso senza essere superato”.
Einstein aveva perfettamente ragione e prendendo esempio dall’Araba Fenice che
rinasce dalle proprie ceneri, noi dobbiamo cercare lo spunto da dove partire per la
nostra rinascita, dalle ceneri di questa crisi di sistema in cui tutti ci troviamo.
Il settore della produzione energetica che è stato alla base delle due rivoluzioni
industriali partite dall’Inghilterra tra il 700 e l’800, ancora una volta sarà la pietra
miliare da cui decollerà la nuova era del “Buon Vivere”.
Da una breve analisi del settore energetico possiamo vedere che nel corso degli ultimi
decenni tale settore ha subito un grande cambiamento passando dal monopolio dei
combustibili fossili, a un sistema diversificato in cui sono comparse altre fonti di energia
come il geotermico, il nucleare da fissione, il fotovoltaico e l’eolico.
L’attenzione dell’uomo verso sistemi per estrarre energia dall’atomo risale sin dai primi
del 900, ed in questo campo la prima tecnologia che si affermò fu il nucleare da fissione,
conosciuto come una delle fonti di energia che realizza la conversione di massa in
energia tramite la frammentazione di nuclei atomici pesanti ed instabili in nuclei
atomici più leggeri ed energia.
Questo approccio, relativamente semplice dal punto di vista tecnologico, comporta però
dei rischi e dei danni ambientali enormi perché anche senza invocare le drammatiche
conseguenze in caso di incidente come quelli di Chernobyl e Fukushima, nel suo
funzionamento produce sistematicamente scorie che continuano ad emettere radiazioni
per centinaia e migliaia di anni. La fissione nucleare se da un lato mostra la sua indubbia
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pericolosità, dall’altro mostra anche le grandi potenzialità dell’energia atomica, e per
questo motivo in tutto il mondo sono in continuo fermento le ricerche di un sistema per
estrarre l’energia dall’atomo in modo diverso dalla fissione per riuscire a evitarne gli
effetti collaterali come la pericolosità di funzionamento e la produzione di scorie
radioattive.
Una di queste ricerche riguarda la “Fusione calda” rappresentata nel mondo dal grande
Progetto di ricerca ITER, il cui obiettivo è la fusione degli atomi di idrogeno per formare
atomi di elio a temperature elevatissime, milioni di gradi. Tale progetto ha una durata
stimata in diversi decenni e assorbirà finanziamenti per centinaia di milioni di Euro.
Altri ricercatori invece sono fortemente impegnati sulla “Fusione fredda” che è un
capitolo della scienza e tecnologia particolarmente legato all’Italia, che ha avuto, ed ha
ha tuttora, un ruolo fondamentale sia dal punto di vista sperimentale che teorico.
Non tutti sanno che nel 1937 una rivista del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) ha
pubblicato uno studio di Edoardo Amaldi, Enrico Fermi e Franco Rasetti dal titolo
“Produttore elettromagnetico artificiale di neutroni”, possiamo ritenere questo studio
antesignano della Fusione Fredda. In quegli stessi anni Enrico Fermi accese a Chicago
negli USA la prima pila atomica nucleare, e negli anni successivi ci fu un grande sviluppo
del settore, purtroppo anche per scopi bellici, ricordiamo le città di Hiroshima e
Nagasaki che nel 1945 (fine della 2a guerra mondiale) vennero colpite da bombe
atomiche americane e purtroppo si ebbero centinaia si migliaia di vittime tra la
popolazione civile.
Successivamente Enrico Fermi continuò nella ricerca teorica e sperimentale ma non
riuscì ad andare avanti con i suoi studi e sperimentazioni a causa di un tumore allo
stomaco, probabilmente contratto durante esperimenti con esposizione alle radiazioni,
che lo portò alla morte nel 1954.
Negli anni del dopoguerra ci fu la ricostruzione e si ebbe un grande sviluppo delle
tecnologie sia delle centrali nucleari che della ricerca e tecniche di estrazione di fonti
fossili di energia Petrolio e Carbone. Il settore della Fusione Fredda era visto con
scetticismo dalla scienza ufficiale e non godeva di grandi finanziamenti, quindi pochi
scienziati e ricercatori se ne occupavano.
Nel 1989 due elettrochimici, l’inglese Martin Fleischman e l’americano Stanley Pons,
annunciarono al mondo la scoperta di una reazione in grado di fondere a temperatura
ambiente tra loro due nuclei di un elemento leggero per formare un elemento più
pesante. Il fenomeno che si verificò è noto scientificamente come “Fusione nucleare a
bassa energia” o LENR, da allora sono stati presentati molti tipi di reattori LENR che
avrebbero il grande vantaggio di essere privi di scorie radioattive, e/o di trasmutare gli
elementi chimici o anche permettere passaggi isotopici.
Questi fenomeni, i cui meccanismi sono ancora da comprendere, si presentano
attraverso reazioni nucleari, in cui una particella esterna reagisce con un nucleo, oppure
attraverso un decadimento radioattivo nel quale non sono necessarie particelle esterne.
Per comprendere meglio il concetto scientifico, è necessario chiarire prima molto
brevemente cosa si intende per “Fusione nucleare calda”, che è la reazione mediante la
quale due nuclei leggeri, spesso Idrogeno o suoi isotopi, entrano in collisione fondendosi
in un unico nucleo più pesante, sviluppando così una grande quantità di energia.
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La causa dell’avvicinamento dei nuclei di idrogeno è data dalla fortissima agitazione
termica, generata dalla elevata pressione fra i nuclei di idrogeno, che nelle stelle è data
dalla loro stessa forza gravitazionale.
Le temperature estremamente elevate di milioni di gradi centigradi, generate da questa
immensa pressione, fanno sì che i nuclei acquisiscano un’energia sufficiente per poter
vincere la reciproca repulsione elettrostatica, avvicinandosi così al punto tale da
determinarne la fusione.
Con il termine “Fusione fredda” si intende definire invece una fusione dei nuclei che
avviene però a energie e quindi temperature molto più basse di quella richiesta per
accendere le stelle del nostro firmamento.
Il reattore di Fleischman e Pons era costituito da due elettrodi : una barra di Platino e
un filamento di Palladio posti in una soluzione elettrolitica contenente acqua pesante*
D2O all’interno di una cella elettrochimica, costituita da contenitore di vetro isolato
dall’ambiente esterno.
* Una soluzione in cui gli atomi di Idrogeno H presenti nella molecola dell’acqua H2O
sono sostituiti dai suoi isotopi di Deuterio D
Nella cella elettrochimica viene fatta passare una corrente elettrica che provoca un
elettrolisi di Ossigeno e Deuterio, si può osservare che il Deuterio prodotto viene
assorbito e accumulato nel Palladio in grande quantità, che quindi funziona come una
specie di spugna molto porosa.
Praticamente succede che all’interno del Palladio gli atomi di Deuterio si accumulano in
spazi sempre più ristretti all’interno del suo reticolo cristallino, in questo modo gli atomi
sono obbligati ad essere sempre più vicini e attraverso meccanismi, sconosciuti alla
fisica nucleare nota, si fondono tra di loro, generando: calore, raggi gamma, atomi di
Elio e Neutroni, sulla generazione di Neutroni e raggi gamma ci sono risultanze
sperimentali controverse.
In questo semplice processo elettrochimico si ha un guadagno di energia, in pratica
viene liberata energia termica in quantità superiore a quella inviata in termini elettrici.
Nelle varie tipologie di reattori LENR i guadagni di energia ottenuti variano da frazioni di
unità a molte decine di unità.
La Fusione fredda o LENR presenterebbe indubbi vantaggi tecnologici rispetto il
vecchio nucleare da fissione, o dai futuri impianti funzionanti a “Fusione calda” tipo
ITER: gli impianti LENR sarebbero enormemente più semplici, economici e di ridotte
dimensioni; sotto il profilo della sicurezza col processo a freddo non si producono scorie
radioattive che invece sono uno dei problemi maggiori legati al nucleare da fissione che
tutti conosciamo, inoltre non è possibile arrivare ad una “criticità” del sistema, come
può invece avvenire nella “fissione nucleare”, per cui negli impianti funzionanti a
Fusione fredda se avvengono mal funzionamenti o incidenti, il massimo che gli può
succedere è che si spengono.
I motivi per cui la Fusione nucleare fredda non è ancora entrata a far parte della nostra
scienza e tecnologia contemporanea, sono dovuti principalmente a due aspetti: il primo
è riferito al “potere degli idrocarburi” che non hanno interessi a farla decollare e quindi
fanno tutto il possibile per squalificarne la sua immagine a livello internazionale; il
secondo è causato dalla mancata precisa riproducibilità di questo genere di esperimenti,
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principalmente dovuta al fatto che la nostra attuale fisica non ha gli strumenti per
spiegare i processi nucleari che avvengono in essa.
A questo proposito risulta importante prendere atto che una possibile spiegazione del
principio fisico di funzionamento dei reattori LERN ci potrebbe arrivare dalla innovativa
teoria “Concezione Elettronica dello Spazio dell’Energia e della Materia” frutto degli
studi di Francesco Santandrea e Pierluigi Cirilli, questa nuova teoria sfata il dualismo
onda-particella e sostituisce il concetto di “particella concreta” con quello di “campo e
risonanza” individuando nella forza di Lorentz la regola fondamentale che giustifica
l’esistenza stessa delle particelle, essa risiede nella quantizzazione / cellularità dello
spazio, dovuta alle sue proprietà elettromagnetiche ε0 e μ0.
Questa tesi scientifica definisce una nuova sintesi di Unificazione alla base della quale
c’è semplicemente lo Spazio e le sue Proprietà Elettromagnetiche, lo Spazio viene visto
come substrato base della totalità dell’Universo, ed è sostanzialmente un
superconduttore dell’energia elettromagnetica ad esso inviata, quest’ultima può
assumere due forme :
Ondulatoria – Campi elettromagnetici progressivi (onde radio, luce, raggi X,
gamma, cosmici ecc. )
Stazionaria – Campi elettromagnetici stazionari (carica, materia, elettroni,
protoni, nucleoni, ecc.)
L’Elettrone (carica), il Protone / Nucleoni (massa) possono essere concepiti come
risonanze in equilibrio dinamico con lo Spazio, onde / campi elettromagnetici stazionari,
in perfetto accordo con la costante di Planck, con le equazioni di Maxwell e con la forza
di Lorentz.